Dopo il DPCM del quattro maggio, le cose stanno lentamente tornando alla pseudo normalità. Anche io sono tornato al lavoro, seppur bardato di guanti, mascherine, disinfettanti e mille altre regole comportamentali. Difficile immaginare come sarà il futuro, o se torneremo a un passato che mai come in questi giorni pare solo un lontano ricordo (sob!). In questo contesto, dunque, ho deciso di elencare 5 spunti che ho avuto modo di maturare durante l’ormai celebre “Lockdown“.

1. La quarantena non dura 40 giorni

Se togliamo uscite d’emergenza causa frigo vuoto, scorribande clandestine nel terrazzo di casa e felici viaggi all’esterno per buttare la spazzatura, sono rimasto chiuso in casa per 8 settimane. Sette per otto, 56. Perché ci ostiniamo a chiamarla quarantena, allora? Sarà mica un escamotage per non piangere l’inesorabile scorrere del tempo?

2. Più serve, più costa

Che poi in realtà non è una scoperta così grande. Possiamo dire che è la base del marketing: più una cosa serve, più si alza il suo costo e viceversa. Prima del virus riempivo il frigo con 50€, ora me ne servono 80. La benzina prima si aggirava intorno all’ euro e mezzo; ora, quando passo davanti a un benzinaio, l’uomo alla cassa esce in lacrime e mi rincorre per un centinaio di metri. Poi si rassegna, e io vorrei tanto avere il serbatoio vuoto per mostrargli la mia solidarietà.

3. Mc Donald’s è un congiunto

Quando è stata annunciata la fase 2, è stata un po’ la madre delle domande, quella che ci ha tenuti con il fiato sospeso come il rigore di Grosso ai mondiali di Francia 2006: Mc Donald’s apre? Ecco, possiamo dire che al di là di dubbi fugaci ed etimologie varie, Mc Donald’s è sicuramente un congiunto per tutta la popolazione italiana. Grazie presidente.

4. 20 giorni di routine fanno un’abitudine

Quando l’OMS ha annunciato la pandemia e il governo è passato alle maniere forti, estendendo la zona rossa in tutta la penisola, il pensiero di restare segregati per più di una settimana era pura follia. Figuriamoci 2 mesi. Invece, giorno dopo giorno, seppur con lievi sprazzi di follia e tic nervosi come un peggior malato mentale, non dico di essermi abituato alla “quarantena” ma sicuramente ha iniziato a pesarmi meno. Come un’abitudine, una nuova realtà, un inevitabile destino.

5. Ti accorgi di essere libero quando non lo sei più

Negli ultimi anni noi italiani abbiamo parlato spesso di mancanza di libertà, spesso in un contesto politico: libertà di scelta, libertà di voto, libertà di stampa; libertà. Eppure, questo virus mi ha fatto comprendere che mai come prima di febbraio eravamo così liberi. Di prendere la macchina e andare lontano, viaggiare, uscire di casa in piena notte senza dover dare spiegazioni a nessuno se non a te stesso. Liberi di vivere. E ora, dopo oltre 50 giorni di totale privazione, passando le notti a sognare il passato e temere il futuro, forse guarderemo con occhi diversi un leone chiuso in gabbia mentre aspetta di saltare dentro un cerchio di fuoco.