Ti guardo mentre dormi. Sorrido se penso che nel mondo siamo miliardi, sì, miliardi di anime gemelle che vestono caratteri differenzianti. Quasi sempre.

Non so come sei entrata nella mia vita… Ricordo solo che pioveva con il sole e c’era l’arcobaleno. Ogni volta che mi capita di sorridere, come ora, penso a quel giorno. A me che mimo lo zoppo e te che ridi, sperando che quel treno in arrivo abbia una guasto e non giunga mai; oppure a te che fingi interesse per un ramo pieno di fichi, in attesa di un mio bacio.

Siamo nati a 200 chilometri di distanza. In una notte qualunque. Ignari del futuro da scrivere, abbiamo scelto – tra miliardi – due vestiti complementari. Due tessere dello stesso puzzle. La prima volta che l’ho detto hai riso, perché una parte di te ancora non poteva credere che fosse vero. Lo stesso sorriso che le persone hanno di fronte a un: “credici, è tutto vero”: proprio quello.

Pirandello avrebbe detto che potevano essere 10, 100, 1000 chilometri, ma la sostanza non sarebbe cambiata. È tutto relativo. Ti avrei trovata anche tra mille maschere, sotto una pioggia scrosciante.

Ti amo e ti amerò sempre. A volte, tornando dal lavoro, penso ancora ai giorni in cui guardavo i binari, sapendo con assoluta certezza che un giorno saremmo stati insieme per sempre. Quel giorno è arrivato, e nemmeno il relativismo potrà dividere due tessere perfettamente combacianti.

Ti sto ancora guardando… e sorrido. Buonanotte amore mio.