Ho un problema con le opere che riguardano Fitzgerald: le leggo con un livello di aspettativa astronomico, tale che poi ne resto deluso anche se non dovrei. Sarà un capolavoro, nello specifico, è stato stupendo e sotto certi punti anche formativo. Eppure…

TRAMA

Giovanissimo, Fitzgerald si pose tre obiettivi: sposare Zelda Sayre, scrivere libri di «valore perenne» e guadagnare un sacco di soldi per vivere «sopra gli schemi». Ma com’era veramente la sua vita? Un tripudio di feste, ville e sregolatezze? In questo libro sono raccolte le lettere che scrisse al suo editor Perkins, al suo agente Ober e agli amici scrittori – Hemingway, Wilson – che ebbero un ruolo cruciale nella sua esistenza; lettere che mostrano il ritratto di uno scrittore triste, fragile e solo, indefesso nella sua missione, un intellettuale che interveniva in tutte le fasi del lavoro editoriale dei propri libri e di quelli degli altri (fu accanito lettore di manoscritti, scout, editor), un talento immenso che in nome dell’arte si è sacrificato fino a consumarsi.

LA MIA OPINIONE

Ciò che si evince maggiormente dalle lettere è la dedizione incredibile di Fitzgerald per la scrittura; un lavoro maniacale, soprattutto nelle fasi che precedevano il lancio dei romanzi. Ho scoperto tantissimo del Francis scrittore, ma poco del suo lato umano, dei pensieri reconditi, che pensavo di trovare in parte maggiore. Mi fa pensare che fosse un uomo piuttosto riservato. Tuttavia, da alcune lettere si evince un’incredibile competitività e, di conseguenza, un’invidia smisurata per il successo altrui.

Come immaginavo il famoso Gatsby, che ai posteriori gli ha portato tanta fortuna, non è altro che una visione di se stesso, immerso in grandi feste e fiumi di alcol, mentre l’amore più grande della sua vita era sempre più lontano, ancora prima che se ne potesse rendere conto (da qui la famosa frase finale del libro)

Un altro dato presente nell’80% di “sarà un capolavoro” è il suo incredibile acume critico per le opere di conoscenti o di altri scrittori sul mercato; non a caso, è stato proprio Fitzgerald a scoprire un certo Hemingway, amico con cui ha condiviso grandi bevute.

Nel complesso “sarà un capolavoro” è un’opera sicuramente interessante, istruttiva solo se si guarda il messaggio trasmesso dallo stesso Fitzgerald – dedizione assoluta per la scrittura, anche nei momenti più bui. Oltre all’aspetto didattico, l’opera offre una riflessione sull’amore cieco dello stesso Scott, portato a bere per ignorare la sofferenza, pur di non lasciare andare una donna che non è mai stata realmente sua.

Curiosità: romanzi come “Il Grande Gatsby” e “Belli e Dannati” non hanno fruttato grossi guadagni all’autore; i racconti che ha scritto per “Il Post” e altri giornali, viceversa, gli hanno permesso di sopravvivere e avere soldi da sperperare in grandi feste e bevute con Hemingway. Fa sorridere, se si pensa che oggi pochi racconti sono conosciuti (uno su tutti, il curioso caso di Benjamin Button) mentre i romanzi lo rendono tutt’ora uno dei più grandi autori della storia americana.