Editor o lettore? Questo è il dilemma. Da quando mi sono specializzato nella revisione delle opere – di scrittori esordienti e non – faccio una fatica immensa a leggere per puro diletto.
Non si tratta di stanchezza. Non sono “stufo” di leggere, anche perché per chi ama i libri è impossibile stancarsi. Penso che mi stia accadendo quello che capita a molti esperti dei rispettivi settori: si diventa troppo analitici per gustarsi l’essenza del gesto. Sono come un regista che, anziché godersi un film d’azione con i colpi di scena e la trama originale, passa ogni singolo secondo ad analizzare le inquadrature, le scelte tecniche, l’interpretazione del protagonista e il posizionamento delle comparse. Impossibile.
L’EDITOR È UN LETTORE ROVINATO
Non sono felice di questo. Essere un editor mi rovina le letture. Se un libro è scritto male passo le pagine a contare gli errori ed esprimere disgusto per la quantità di carta e inchiostro sprecato; viceversa, se è scritto bene mi soffermo a godere ogni scelta stilistica, riferimento letterario – nascosto o meno – e così via. Ma in nessun caso, ormai da troppo tempo, leggo e basta.
L’EDITOR NON SCRIVE PIÙ
Non leggo più e non scrivo più. Cazzo, sono diventato il peggior critico di me stesso! Cerco l’incipit perfetto, ma la verità è che l’incipit perfetto non esiste. Essere cultori della perfezione è un’inculata. Sogni di avere tra le mani l’opera perfetta, ma sai già che difficilmente accadrà. Vorresti scriverla, ma ti senti troppo piccolo per farlo. E poi diciamocelo, non si può essere sia scrittori che editor. Max Perkins ha scoperto alcuni tra i migliori talenti della storia della letteratura, ma non è ricordato per aver scritto capolavori. Era un editor, fine della storia.
Però mi manca leggere, e questo è solo uno sfogo perché mi chiedo: è così per tutti gli editor o sono solo io il pazzo? Non lo escludo. Editor o lettore? Editor o Scrittore? Fatemelo sapere nei commenti.