Ogni tanto rovisto nei meandri di casa mia, trovando piccole perle che avevo sempre trascurato. “I Barbari” di Baricco rientra sicuramente tra questi casi; scritto nel 2006, quindi ben undici anni fa, tratteggia la paura dell’essere invasi dai barbari, seguendo una logica che calza alla perfezione con ciò che sta accadendo oggi.
ESTRATTI
“Dovendo riassumere, direi questo: tutti a sentire, nell’aria, un’incredibile apocalisse imminente; e, ovunque, questa voce che corre: stanno arrivando i barbari. Vedo menti raffinate scrutare l’arrivo dell’invasione con gli occhi fissi nell’orizzonte della televisione. Professori capaci, dalle loro cattedre, misurano nei silenzi dei loro allievi le rovine che si è lasciato dietro il passaggio di un’orda che, in effetti, nessuno però è riuscito a vedere. E intorno a quel che si scrive o si immagina aleggia lo sguardo smarrito di esegeti che, sgomenti, raccontano una terra saccheggiata da predatori senza cultura né storia. I barbari, eccoli qua”.
Oppure:
“Perché l’incubo della civiltà non è essere conquistata dai barbari, ma esserne contagiata: non riesce a pensare di poter perdere contro quegli straccioni, ma ha paura che combattendoci può uscirne modificata, corrotta. Ha paura di toccarli. Così prima o poi l’idea a qualcuno viene: l’ideale sarebbe mettere un muro tra noi e loro”.
Da questi primi estratti si evince un’analisi volta a comprendere la paura dilagante nel XXI secolo di entrare in contatto con una civiltà diversa dalla nostra, con un differente modo di agire e pensare. Semplicemente con una diversa cultura. Baricco estende il proprio ragionamento a tre micro-universi, che considera come villaggi attaccati dai barbari: il vino, il calcio, i libri.
I BARBARI SIAMO NOI
Si serve di questi piccoli mondi per farci capire in che modo il loro funzionamento si è modificato nel tempo, adattandosi alle esigenze di un nuovo popolo, di un avanzamento tecnologico, apparendo ai vecchi come un villaggio saccheggiato dai barbari… ma che in realtà altro non è che una normale evoluzione delle cose.
“Il calo della qualità ha coinciso con l’aumento della quantità. Da quando c’è in circolazione un vino semplice e spettacolare, ci sono in giro molte più persone che bevono vino. In questo caso, come in molti altri, la perdita dell’anima sembra il prezzo da pagare per espandere un business altrimenti in difficoltà”.
Un’opera a mio avviso spettacolare, che alterna massime di marketing e comunicazione a una visione di vita esemplare, che tutti dovrebbero leggere per sviluppare una mentalità più aperta e predisposta all’estraneo. Una persona di cui abbiamo tanto paura, ma che in fondo inevitabilmente è destinata ad integrarsi e modificare il nostro modo di vivere.
Ma la vera domanda è: in meglio o in peggio?