Le culture e le storie che permeano il nostro mondo fanno parte del patrimonio umano. A partire dai popoli aborigeni dell’Australia, dell’Africa, delle Americhe, passando per le usanze orientali e arrivando alla nostra amata Italia, non basta una vita per conoscerle tutte. Per questo motivo esistono progetti che offrono la possibilità di entrare in contatto e conoscere culture lontane da noi. Attraverso il progetto Labiba, tre giovani donne ci raccontano, non solo cosa succede nei territori occupati della Palestina (una realtà presente ma a molti sconosciuta), ma soprattutto di quali ricchezze e particolarità gode questo territorio medio-orientale.

Scopriamo insieme questo progetto e conosciamo queste tre attiviste per i diritti umani attraverso un’intervista.

In cosa consiste il progetto Labiba e come è nato?

Labiba nasce dal forte desiderio di creare uno spazio virtuale che vuole informare e sensibilizzare le persone, soprattutto i giovani. Abbiamo deciso di affrontare tematiche che solitamente sono oscurate ed ignorate quando si parla di questa terra. Alcuni temi trattati riguardano: sicurezza ambientale, food security, patrimonio UNESCO, sostenibilità’, resistenza. Il tutto viene affrontato attraverso una chiave di lettura diversa.

Il diverso modo di trattare queste tematiche nasce dall’esigenza di spostare lo sguardo verso la realtà quotidiana delle persone, non solo focalizzandosi sugli episodi di violenza e conflitto, che ahimè sono solo una delle mille sfaccettature del conflitto israelo-palestinese. 

Chi siete voi ragazze che avete realizzato questo progetto?

Siamo tre donne, attiviste per i diritti umani, esperte del settore, con la passione per lo storytelling e molti chilometri che ci dividono l’una dall’altra. Questo rende Labiba, per adesso, un progetto interamente digitale, ma tra i progetti futuri c’è sicuramente quello di una sede fisica. Le founder sono Giulia, Lamia e Carolina e, poco a poco, il gruppo sta crescendo grazie al contribuito di persone giovani e talentuose.  Ci siamo conosciute durante il nostro corso di laurea magistrale in “Human rights and Multi-level Governance” all’università di Padova e abbiamo deciso di fondare Labiba. 

Lamia ha in parte origini israelo-palestinesi ed ha personalmente vissuto in questa terra. Negli anni ha imparato a osservare con sguardo critico e curioso le dinamiche di questo conflitto. Entrambe le sue tesi universitarie si sono concentrate proprio su alcune delle conseguenze del conflitto in terra palestinese. Le sue origini ci permettono anche di avere dei contatti e delle curiosità dirette. Carolina invece è sicuramente la più esperta in alcuni degli argomenti trattati e anche lei è legata a questa terra grazie ad un viaggio studio con operazione Colomba e l’Università degli Studi di Padova. Giulia invece è quella che si occupa della comunicazione e dei primi contatti con le riviste, ha una passione per la scrittura e per le storie dei dimenticati. Tutte e tre abbiamo altri lavori ed è quindi molto difficile organizzarci e coordinarci, ma l’entusiasmo e la voglia di fare non mancano nel nostro trio. 

Quali sono i vostri obiettivi e cosa volete comunicare al mondo?

Labiba ha tanti obiettivi, primo fra tutti quello di essere un ponte tra chi vive e chi ascolta. Vogliamo innanzitutto comunicare e raccontare la Palestina e in seguito ci piacerebbe scoprire altre realtà attraverso le storie, le necessità e la ricchezza dei luoghi. Vogliamo inoltre connetterci con le comunità locali e con le organizzazioni che in ogni angolo del mondo perseguono i nostri stessi interessi. Un network per l’appunto di voci internazionali, che guardi il territorio non solo in un’ottica di conflitto israelo-palestinese, ma anche di oppressione e di rinascita dei territori. Labiba è anche un modo in cui raccontiamo una storia che sembra lontana. Si sa che per natura siamo più interessati a quello che accade accanto a noi, ma la verità è che esiste. La verità è che nel mondo esistono i territori occupati della palestina, dove occupazione non significa solo occupazione militare del suolo, ma anche land grabbing, water grabbing, sfruttamento delle risorse e dei lavoratori. Nonostante gli interventi da parte della comunità internazionale (se si pensa alle risoluzioni Onu oppure alla più recente decisione della ICC) quella realtà esiste ed è lì, impotente, inerte, resiliente e piena di voglia di combattere le ingiustizie.

Problemi civili sono sparsi in tutto il mondo, come mai voi avete a cuore in particolare la Palestina?

Come una volta ha detto Angela Devis “A coloro che stanno lottando ovunque contro il razzismo e la libertà, il popolo palestinese continua ad essere una fonte di ispirazione”. La Palestina per noi è un simbolo ed uno specchio delle violazioni dei diritti umani che avvengono quotidianamente in tutto il mondo. Siamo esperte e studiose di diritti umani ed ovviamente abbiamo a cuore i diritti sociali, economici, politici ed ambientali. Non escludiamo la possibilità di allargare in futuro i confini degli spazi di cui Labiba parla. Diciamo che la Palestina per noi è un punto di inizio, di riflessione e di confronto, consapevoli che molti territori subiscono ad oggi le stesse rovinose tragedie. Ad esempio, lo “sfruttamento lavorativo” di cui parliamo in Palestina, in Italia si chiama caporalato, oppure il land grabbing, subito dai palestinesi, è un fenomeno troppo comune in Centro e Sud America ed in molte nazioni africane. A questo si aggiunge un altro aspetto fondamentale di Labiba, quello del legame affettivo con il territorio palestinese. Un legame sentimentale con il luogo che è nato grazie alle esperienze di vita personali e diverse che ognuna di noi ha vissuto e che ci hanno dato anche modo di ritrovarci nella creazione di questo progetto.

Quali sono gli aspetti che amate di più della cultura palestinese?

La storia e la cultura palestinese, in parte, uniscono ed accomunano tutto il mondo. Di certo la tradizione culinaria, i sapori e gli odori di questa terra sono qualcosa di speciale. Un modo di comunicare che è più forte di qualsiasi barriera ed ostacolo che viene posto. Ci affascina la bellezza di questo popolo, che ha una grande tradizione di ospitalità e un senso di comunità molto forte, la potenza della connessione che i palestinesi hanno con la propria terra, che li porta a Resistere per continuare ad Esistere. Ci sono molti aspetti della cultura palestinese che non vengono mai menzionati e noi desideriamo portarli sotto i riflettori. Chiaramente come in tutte le società ci sono aspetti positivi ed aspetti negativi e noi parleremo di entrambi. Ognuna di noi ha un motivo che la lega a questa terra. Per Lamia è famiglia, parte delle sue radici provengono da qui. Ha vissuto e visto con i propri occhi le problematiche ma anche la bellezza e la tradizione che legano questo popolo alla propria terra. Questo è uno dei motivi che l’ha portata a far parte di questo progetto. Per Carolina, la resilienza, la forza e la capacità’ di reinventarsi rappresentano gli aspetti che più ama. Il suo primo incontro con la cultura palestinese è stato a Betlemme dove ha scoperto la genuinità di un popolo che ha voglia di raccontarsi e di essere raccontato. Per Giulia, l’aspetto più interessante è la resistenza di questo popolo. Nonostante Israele negli anni abbia provato in tutti i modi ad estirpare la cultura e l’anima di questo popolo, i palestinesi non si sono mai arresi. Le ricordano gli indiani del nord America: nessuno ne parla mai ma sono popoli che nonostante gli sia stato tolto tutto non si sono mai arresi. Sono ancora lì nelle loro terre che resistono.

Come immaginate il futuro del progetto Labiba?

Quello che ci auguriamo in primis è che il progetto Labiba possa raggiungere il suo primo obiettivo, cioè quello di fare rete e di avere un pubblico vasto e vario. Inoltre, vorremmo che si parli di Palestina con più consapevolezza di quello che si impara a scuola. Vorremmo avere un nostro e-commerce e con il ricavato finanziare progetti o associazioni che abbracciano i nostri valori. Vogliamo arrivare anche all’artigianato e alle piccole imprese. Insomma, quando Labiba busserà alle porte della massa e non solo della nicchia ristretta, avremo già raggiunto un ottimo risultato! Una volta strutturato meglio il progetto, vorremmo partecipare a bandi europei e nazionali per sostenere realtà nelle quali ci ritroviamo. Labiba ha tanti progetti e tante idee, teneteci d’occhio perché ci sarà da divertirsi.