Poesia e psicologia, quali sono i fattori che uniscono questi due elementi e come è possibile unire, nel modo “corretto”, queste due passioni?
Per la rubrica #comeloscrivo, lo abbiamo chiesto a Gian Marco Manzo, giovane autore di Avellino. Gian Marco è psicologo clinico e scrittore. In questa intervista, ricca di spunti e di riflessioni, ci racconta della sua esperienza e dei suoi vissuti.
Un’intervista allegra, divertente, profonda, con un dolce richiamo natalizio verso la fine.
Ciao Gian Marco, benvenuto su sergiodetomi.it, nel nostro salotto digitale. Sono molto orgoglioso di poter ospitare un giovane artista proveniente dalla mia stessa città: la splendida Avellino. Splendida perché è la città che mi ha dato tutto, una famiglia, degli splendidi amici e l’amore per la terra.
Ma essere degli artisti ad Avellino non è facile perché la città troppo spesso non offre alcuna opportunità agli artisti, siano essi scrittori o pittori! Tu hai pubblicato due libri di poesie.
Come hai iniziato?
Ciao Marco!
Sono molto felice anche io di essere tuo ospite e ti ringrazio per lo spazio che regali agli artisti e per la possibilità di far arrivare ad altri la nostra voce.
Io ho iniziato a scrivere quando ero ancora adolescente, avevo forse quindici o sedici anni.
Scrivevo fondamentalmente per me, era la mia forma di terapia. Vedevo la scrittura come un’opportunità ed un momento di incontro intimo con me stesso. Il foglio e la penna erano un ritaglio di giornata necessario e che ricercavo per mettere ordine in tutto quello che avevo vissuto.
Per elaborarlo, per guardarlo e tenerlo presente lì, davanti i miei occhi. Che fossero emozioni, vissuti o ricordi, positivi o negativi, sentivo il bisogno di fotografarli e vederli.
Sorridere con loro, soffrire con loro, e abbracciarli per andare avanti.
Il contesto influisce sempre sulla scrittura e sull’espressione artistica. Quali sono le influenze che hai ricevuto dal contesto? Credi che il tuo contesto poteva offrirti di più?
Verissimo. Il contesto è un fattore fondamentale nella costruzione della propria identità e inevitabilmente ha influenzato la mia scrittura.
Quando mi hai fatto questa domanda ho sorriso perché mi è tornata in mente la reazione di una mia lettrice avellinese che, meravigliata dalla presenza di uno scrittore originario della stessa città, mi manifestò il suo stupore.
Ricordo che le dissi che la scrittura è stata per me proprio la risposta ad una realtà che sentivo troppo stretta, in cui non riuscivo ad identificarmi, che mi soffocava. E quando ti senti legato e non riesci a sciogliere fisicamente quei nodi, l’immaginazione è l’unica finestra da cui puoi recuperare l’aria.
La penna è stata per me la chiave che ha aperto la porta di quella gabbia per poter tornare a volare.
Per quanto riguarda la tua seconda domanda, credo proprio di sì. Avellino è una bella città, nella quale si respira una piacevole tranquillità e il verde che la racchiude è meraviglioso.
Il problema è che non offre ai giovani alternative alla serata davanti ad un bar o alla ballata nel locale. Quando si organizzano iniziative diverse o aprono locali a sfondo culturale, sono destinati col tempo a fallire.
Questo secondo me non dà la possibilità di aprire e coltivare la mente o le proprie passioni. Per farlo devi uscire dai tuoi confini territoriali, esplorare il mondo ed esplorarti.
Qual è la spinta di cui una persona ha bisogno per scrivere? Cosa occorre invece per riuscire a pubblicare?
Come dicevo in parte prima, penso che per scrivere serva sicuramente una bella immaginazione. Portare a spasso anche la testa tra le nuvole, magari, per poi riscendere e posare quelle immagini in una pagina.
Poi credo che sia necessaria una grande sensibilità ed empatia: verso sé stessi per comprendere il proprio mondo interno e tradurlo in parole, e nei riguardi di tutto quello che c’è lì fuori per poterne cogliere ogni sfumatura e lasciarsi sempre emozionare.
Per riuscire a pubblicare, invece, penso che ci debbano essere alla base due cose: un grandissimo sogno ed una buona autostima.
Il sogno è la forza motivazionale che ti spinge ad iniziare, a rincorrere quell’obiettivo che ti fa sentire vivo. Un’autostima solida serve per non arrendersi, per attutire i colpi senza andare in frantumi.
Non dimentichiamoci che quando si scrive ci si mette a nudo esponendosi al giudizio di chiunque e, quando ci apriamo, si abbassano anche tante difese.
So che sei laureato in psicologia clinica. Qual è l’anello di congiunzione tra la poesia e la psicologia?
La poesia e la psicologia sono le due passioni più grandi della mia vita. E sono parti della mia personalità che si integrano in una maniera che amo.
Inoltre, credo fermamente che siano due elementi che si intersecano in modo perfetto.
Io metto nella mia scrittura ogni comprensione che ho raggiunto lungo la strada dei miei studi, ogni consapevolezza che ho acquisito con la mia professione e con la terapia personale, e tante emozioni che l’incontro con i miei pazienti mi regalano.
Al contrario uso la scrittura e l’arte in generale come strumenti di terapia, soprattutto quando sento il bisogno di cercare un canale alternativo che vada oltre quello verbale per poter entrare nella sofferenza delle persone.
Cosa consigli a chi si approccio alla scrittura?
Il consiglio che darei a chi si approccia alla scrittura è sicuramente di non arrendersi mai. Se avete questo sogno e lo sentite fortissimo, andate avanti nonostante gli ostacoli e le cadute, alla fine c’è una luce bellissima.
E poi consiglierei di informarsi tanto, di trovare qualcuno che sostenga il proprio progetto (ad esempio io ho un’agenzia letteraria che mi accompagna giorno per giorno dall’inizio della mia carriera che è la Brassotti Agency & Associati), e di non lasciarsi sedurre da tutte quelle case editrici che chiedono compensi in cambio della pubblicazione.
Non scordate mai che state offrendo un vostro lavoro, il prodotto della vostra vita e dovreste essere ripagati, non pagare.
Hai cominciato a scrivere molto presto e hai continuato nonostante le difficoltà. Qual è la differenza tra il Gian Marco che si approcciava alla scrittura all’età di 16 anni e il Gian Marco che si approccia all’editoria oggi?
Sicuramente la fiducia nei miei mezzi. Ero una persona con molte insicurezze e questo non mi permetteva di esprimermi per quello che ero e come avrei desiderato, e la paura di espormi mi congelava.
Ora, invece, credo molto in me stesso. Dopo tanto tempo, sono arrivato ad accettarmi, a piacermi e finalmente ad amarmi.
E poi mentre agli inizi, come ho detto, scrivevo per me, adesso lo faccio anche per gli altri.
Soprattutto perché ho la possibilità di arrivare a molte persone e voglio sfruttare questa grande occasione per essere di conforto e sensibilizzare la gente ad argomenti delicati come il dolore, le paure, l’amore verso sé stessi e gli altri.
Diciamo che nel mio piccolo, ho il desiderio di cambiare qualcosa in questo mondo.
Poesia e psicologia | Gian Marco Manzo
Di recente hai pubblicato una raccolta di poesie. Parlaci di questo tuo progetto.
La mia raccolta di poesie si chiama “Così fragile che ti si vede il cuore”.
Sono pagine che raccontano la bellezza della fragilità, di quanto troppo spesso venga considerata una debolezza personale e di come invece racchiuda una grandissima ricchezza che si è costruita attorno ad esperienze di sofferenza che hanno dato la possibilità di sviluppare una sensibilità profonda.
Inoltre, attraverso i miei versi cerco di dare dignità al dolore delle persone, ad incoraggiare a non nasconderlo, a non vergognarsi ma a mostrarlo, così come si manifesta in maniera naturale un sorriso.
Ché questa l’unica strada per poter aprirsi alla vita e all’altro, per amare e, quando si sta male, trovare il coraggio di domandare aiuto.
Quali sono gli strumenti di cui uno scrittore ha bisogno per potersi pubblicizzare?
Nonostante mi definisca una persona vintage, in quanto amo e mi ritrovo in tanto di quello che appartiene un po’ ai vecchi tempi, bisogna anche calarsi nella realtà contemporanea e trarne il positivo.
I social network sono ormai la strada più diffusa e diretta per arrivare alle persone e chi, come me, sente proprio quel desiderio, ha bisogno di sfruttare al massimo questi canali. Che poi, mi sono reso conto, quando usati per condividere la bellezza, sono davvero un’immensa occasione.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
In questo periodo di lockdown, durante il quale ho avuto più tempo a disposizione e dove la scrittura è stata la mia ancora ed il mio mare per salvarmi dalle restrizioni, è venuto fuori il mio primo romanzo.
Una storia che parla principalmente di diversità, di quella sensazione di sentirsi lontani dalla normalità dilagante fino purtroppo a vedersi sbagliati per questo mondo, per poi comprendere che alla fine si è solamente e meravigliosamente rari. Il prossimo anno farò di tutto per pubblicarlo.
E poi non vedo l’ora che tutto questo passi per poter ricominciare con le presentazioni, con i reading, con gli incontri e con tutte quelle iniziative che mi piaceva organizzare.
A che iniziative ti riferisci?
In generale a tutte quelle che coinvolgono le persone culturalmente ma anche con il cuore, per vivere davvero gli altri nella completezza dell’essere umani e delle nostre emozioni.
Ad esempio, a dicembre dello scorso anno organizzai per il corso di Avellino un evento che chiamai Free Hugs & Poetry dove, insieme ad un gruppo di amici e di volontari, trascorremmo tutto il pomeriggio a passeggiare, in strada o nei negozi travestiti da Babbo Natale, regalando abbracci e lettere con all’interno diverse delle mie poesie e qualche mio libro.
Fu qualcosa di stupendo, tra imbarazzo e sorrisi rubati mischiati alla sorpresa di chi non si aspetta più un gesto di gentilezza senza il peso di dover ricambiare.
Tutto questo mi manca da morire. Ma tornerà. Torneremo, ne sono sicuro.
Grazie Gian Marco per questa splendida intervista.
Abbiamo esplorato il mondo della poesia e della psicologia passando attraverso un tuo percorso di vita. Un percorso di vita ricco di idee, iniziative ed emozioni.
Ci auguriamo che questa intervista possa essere anche uno spazio motivazionale per tutti i giovani che coltivano la passione per la scrittura! Invito a scoprire il libro “Così fragile che ti si vede il cuore“ e seguire Gian Marco sulla sua pagina Instagram dove condivide spesso estratti e riflessioni interessanti sul mondo della poesia e della psicologia.