Perché libri e Social Network sono uniti in modo indissolubile? Oggi proverò a spiegarlo servendomi di considerazioni terze e pezzi di storia.
I progressi del mondo interattivo e tecnologico hanno influenzato inevitabilmente il profondo rapporto da sempre esistito tra lettori e scrittori. Il social network Facebook, nato nel 2004 per permettere semplicemente agli amici di vecchia data di ritrovarsi, nel corso degli ultimi tredici anni si è trasformato in un solido strumento di pubblicità e marketing. È stato lo stesso fondatore, Mark Zuckerberg, a scegliere questa strada, modificando di fatto l’algoritmo, che ora privilegia i contenuti pubblicitari a quelli di puro svago privato.
Ecco dunque che Facebook diventa un terreno fertile e indispensabile per chi deve vendere un proprio scritto al pubblico e per le stesse case editrici. Non si può più ragionare in termini di marketing e di piano editoriale senza includere il famoso social network, ormai diventato uno strumento imprescindibile. La rivoluzione di Facebook, inoltre, non si è fermata solo ed esclusivamente alla modifica del proprio algoritmo; nel social creato da Zuckerberg è stata aggiunta anche la possibilità di aprire un proprio canale di vendita, la tipica pagina Facebook.
LIBRI E SOCIAL NETWORK – ALLA RICERCA DELLA VIRALITÀ
Le aziende si servono degli stessi per attivare un processo di marketing orientato alla ricerca della viralità e replicando in rete le modalità tipiche del passaparola umano.
Giulio Lughi, Creatività Digitale
Infatti, social network come Facebook offrono una nuova e importantissima opportunità per aumentare la diffusione: la viralità. Si tratta, contestualmente, della:
Capacità di diffondersi in modo particolarmente veloce e capillare, utilizzando i nuovi mezzi di comunicazione”.
(fonte: Treccani)
I nuovi mezzi di comunicazione, appunto.
Il termine Transmedia indica l’elaborazione di contenuti diversi che concorrono a formare un’unica testualità, disseminata ma integrata».
Giulio Lughi, Creatività Digitale
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Siamo dunque di fronte all’adattamento di un singolo messaggio per diversi canali digitali, ciascuno con un particolare e personale funzionamento. Differenziazione. Viene da chiedersi perché.
Nel 2004 esisteva quasi esclusivamente Facebook, ma nell’ultimo decennio il progresso tecnologico ha fatto passi enormi. I giganti che oggi si dividono il mercato del mondo social si possono individuare grossomodo nelle aziende Twitter, Youtube e Instagram. Ci sarebbero poi degli ibridi, come LinkedIn; sono siti internet nati con mission totalmente diverse – in questo caso ricerca e offerta di lavoro – ma costretti poi ad adattarsi per necessità di sopravvivenza.
L’ASCESA DI TWITTER
Tornando all’ambito più puramente social, prendiamo ad esempio Twitter. Creato nel marzo 2006, dopo alcuni anni di assestamento ha recitato stabilmente il ruolo di antagonista principale al leader indiscusso, Facebook. Il suo carattere differenziante è sempre stato quello di imporre un limite di caratteri alla condivisione di un contenuto anche se, recentemente, questo stesso limite è stato raddoppiato da 140 a 280 caratteri. È chiaro dunque che Twitter favorisca gli eventi in tempo reale, il presente, non il passato e nemmeno il futuro. Ora o mai più. Non a caso, il social network in questione ha raggiunto la popolarità con l’edizione del 2007 del South by Southwest Festival: nei giorni dell’evento l’uso di Twitter è triplicato passando da 20.000 ad oltre 60.000 Tweet al giorno. All’evento erano presenti due grandi schermi da 60 pollici, utilizzati esclusivamente per far scorrere lo stream dei Tweet (post) pubblici. Il festival fu un grande evento pubblicitario per il servizio e lo staff ricevette il Web Award Prize. Difficilmente i personaggi pubblici si privano di questo social, utilizzandolo come finestra sul mondo per pubblicizzare le proprie attività.
Ho amici che dicono: ‘Oh, non usare i social media’», ha ammesso Donald Trump, che ha 40,9 milioni di seguaci su Twitter e “cinguetta” su ogni argomento possibile e immaginabile: dagli annunci politici alle minacce contro paesi stranieri. Ma – ha continuato – io dubito che sarei qui se non fosse per i social media, sarò onesto.
Renato Paone, Huffington Post, 22/10/2017
Tornando all’osservazione di Giulio Lughi riguardante il termine Transmedia, appare evidente che non sia possibile condividere gli stessi contenuti nei vari social network ma che risulti fondamentale differenziare, variare, studiare e comprendere i meccanismi che agevolano la viralità in ogni singolo strumento offerto naturalmente dal mondo interattivo.
LIBRI E SOCIAL NETWORK | INTRECCIO INEVITABILE
Questa parentesi social sembra lontana dai discorsi riguardanti il mondo editoriale, ma non è per niente così. Le creazioni di articoli, pensieri, video, spot, pubblicità vengono tutte pensate per spingere forzatamente il singolo utente a condividere il contenuto e ampliare il potenziale pubblico ad esso ascrivibile. Dunque è chiaro che per essere scrittori di successo, al giorno d’oggi, scrivere grandi capolavori non è l’unica cosa che conta. Ciò che importa realmente è sapersi muovere in un intricato labirinto di informazioni e meccanismi multimediali che, come vedremo, dominano incontrastati il mercato globale. Prendiamo ad esempio “cinque scrittori italiani famosi”, semplicemente digitando queste quattro parole nella barra del motore di ricerca Google.
Roberto Saviano, Alessandro Baricco, Niccolò Ammaniti, Andrea Camilleri, Stefano Benni sono i primi risultati. Se cerchiamo i seguenti nomi all’interno di Facebook, noteremo che tutti – nessuno escluso – hanno creato una pagina autore per pubblicizzarsi e che non solo questa pagina esiste, ma viene anche curata con parsimonia. E i risultati si vedono.
- Roberto Saviano: 2,5 milioni di follower
- Andrea Camilleri: 140,000 follower
- Stefano Benni: 70,000 follower
- Alessandro Baricco: 60,000 follower
- Niccolò Ammaniti: 29,000 follower
Non sono numeretti. Avere migliaia di persone che seguono, che leggono tutto ciò che si scrive, si condivide e si pensa, risulta fondamentale al momento di una futura pubblicazione. Sono migliaia di copie vendute ancora prima di rimettere piede nel mercato.
LE CASE EDITRICI LO SANNO
Le case editrici sanno che libri e social network vanno di pari passo: lo tengono in considerazione sempre di più al giorno d’oggi ed è per questo motivo che, ultimamente, nell’atto di selezione dei manoscritti non si valuta solo la qualità del lettore ma anche la sua presenza attiva nei social network; la capacità di creare contenuti accattivanti, ben organizzati, predisposti a creare viralità. Non a caso i creatori di contenuti del social Youtube (noti con il termine Creators), vantano una folta presenza negli scaffali delle librerie o tra le classifiche online dei best-seller.
Non si può tuttavia pensare che l’atto di nascita dei vari social network sia stato l’unico prodotto di un’evoluzione incredibile nell’ambito multimediale. Forse è stata la più importante, ma non l’unica. In questa indagine, l’ideazione e la crescita del colosso Amazon rappresenta una rivoluzione di portata incredibile, in grado di cambiare il mercato mondiale, influenzando e modificando per sempre anche il mondo dell’editoria. Sarà proprio Amazon l’oggetto d’indagine della prossima puntata.