Da tempo non attribuisco più voti alle mie recensioni. Perché lo faccio?
Ritengo sia estremamente sbagliato.
Ora vi spiegherò perché sono giunto a questa conclusione. Poi, forse, mi darete ragione.
Partiamo dall’e-commerce per eccellenza, Amazon, il sito dove avviene la stragrande maggioranza delle vendite online per gli scrittori. Ultimamente si sta diffondendo una moda tremenda, che consiste nello scrivere recensioni negative senza nemmeno leggere le opere. Come funziona? Si attribuisce una stella su cinque, si scrive che l’opera è illeggibile e tremendamente brutta, e il gioco è fatto.
Media recensioni rovinata, appetibilità del romanzo dimezzata, pubblicazione semi-rovinata. Si tratta dell’esempio più estremo, ma non è l’unico.
Ho fatto un rapido sondaggio nel web, il quale mi ha portato a scoprire un altro dato interessante: oltre il 60% dei lettori che effettuano acquisti online non leggono in modo dettagliato le recensioni, ma si limitano ad osservare la valutazione media del romanzo. Quindi non importa se le recensioni più esaustive siano quelle a cinque stelle o viceversa, il voto finale è l’unica cosa che conta. E i blogger, a questo punto, “sprecano” tempo prezioso per scrivere una valutazione accurata che non viene nemmeno letta, considerata. Il mestiere muore e se ne va un’altra opportunità per permettere alla qualità di spiccare.
Immaginate un ipotetico mondo in cui non esistono le valutazioni. Voglio leggere un romanzo, ma prima desidero dare un’occhiata alle recensioni. Nessun voto, solamente testi da leggere. Mi è piaciuto/non mi è piaciuto; motivazione, valida o meno. Questi sono i valori che sostengono una pubblicazione, non uno stupido voto.
E poi, vi sembra realmente possibile essere precisi considerando una scala che va da uno a cinque, esclusi i voti intermedi? Il risultato di questo grande problema (credetemi, è veramente importante) qual è? Risposta pronta.
Un malcontento dilagante della community di lettori, i quali si ritrovano a leggere libri altamente quotati spesso tremendi (perché infarciti di false recensioni a cinque stelle) ignorando di aver trascurato potenziali best-seller, accantonati a causa di valutazioni errate e medie stellate poco incoraggianti.
Perché, diciamocelo, capita spesso di leggere recensioni come: non è propriamente il mio genere, però nonostante ciò mi è piaciuto. Quattro stelle e i miei complimenti all’autore.
Leggo, poi penso:
- Non è il tuo genere? Direi che è un problema tuo, non di tutti gli altri potenziali lettori. Una recensione deve essere il più possibile oggettiva, non soggettiva.
- Ti è piaciuto comunque, bene. Però attribuisci quattro stelle, una in meno del massimo, senza apparente motivo. Ciliegina sulla torta, i complimenti all’autore. Leggendo una “recensione” (parola immersa in un mare di virgolette, perché chiamarla recensione è un insulto) viene da chiedersi se abbia senso mantenere attivo un sistema di valutazione, quando persone così ignoranti conservano il diritto di voto. Io dico di no.
Termino e torno al principio. Recensioni stellate. Hanno senso?
No. Assolutamente no.