Terminato il racconto di Filostrato prende la parola Lauretta. La storia che segue ha come protagonisti Erminio Dé Grimaldi e Guglielmo Borsiere.

PRIMO GIORNO – OTTAVO RACCONTO

Erminio Dé Grimaldi è un Genovese tanto ricco quanto avaro. Ha il braccino corto corto, talmente tanto che a differenza degli altri genovesi non si spende nemmeno per vestirsi bene. Insomma, è ricco ma vive come uno straccione. Per questo motivo, da tutti è soprannominato Erminio Avarizia.

ARRIVA GUGLIERMO BORSIERE

Succede che un giorno arriva a Genova Guglielmo Borsiere, noto uomo di corte. L’autore, va notato, apre una parentesi per specificare quanto la professione di Guglielmo sia caduta in basso rispetto al passato. Comunque, come detto, Guglielmo arriva in città e subito gli viene raccontato di questo Erminio Avarizia. Guglielmo si incuriosisce e vuole conoscerlo, così Erminio si ritrova a doverlo ricevere.

IL MOMENTO CHIAVE

Erminio riceve Guglielmo in una sua casa nuova, che stava giusto arredando, e gli chiede consiglio sulla pittura da applicare su una parete. Per farla breve, gli dice:

Voi che avete visto e udito molte cose, ditemi una cosa che non so e io la farò dipingere

Il che va detto, suona anche un po’ come una provocazione. Al che, Guglielmo non ci pensa su un attimo e risponde:

Fateci dipingere la Cortesia

Con queste 4 parole, Guglielmo fa vergognare talmente tanto Erminio che da quel giorno l’uomo decide di cambiare modo di vivere. Cito testualmente il passaggio del testo originale:

“E da questo dì innanzi (di tanta virtù fu la parola da Guiglielmo detta) fu il più liberale e il più grazioso gentile uomo e quello che più e cittadini e forestieri onorò che altro che in Genova fosse a’ tempi suoi”.