L’influenza di Giovanni Gentile sulla cultura italiana è stata molto forte, ma limitata all’ambito filosofico, a differenza di Benedetto Croce. Egli fissò le linee teoriche del fascismo, dando una certa organicità alle sue disparate componenti.
Giovanni Gentile (nato nel 1875 a Trapani) aveva collaborato con Croce – saggi su “La Critica” e altre pubblicazioni – a una comune battaglia contro il positivismo e per una rivisitazione dell’idealismo di Hegel e di Fichte. Nel 1923, già docente universitario e creatore di un suo sistema filosofico (l’attualismo) aderisce al fascismo rompendo di fatto con Croce. Ne definisce dunque l’ideologia con gli scritti:
- Che cosa è il Fascismo, 1925
- Manifesto degli intellettuali Fascisti
E collaborando ampiamente alla voce “Fascismo, Dottrina” dell’enciclopedia italiana firmata da Mussolini.
TEORICO DEL FASCISMO
Rifacendosi in parte a Fichte, Gentile riporta ogni realtà all’attività dell’io pensante.
Nessuna realtà è tale se non in quanto viene pensata e nell’atto in cui viene pensata come realtà.
Di conseguenza, la vera e unica realtà è esclusivamente il pensiero in atto, ovverosia il soggetto attuale del pensiero (attualismo). Queste fondamentali premesse proclamano la rigorosa e totale immanenza di ogni realtà nel pensiero in atto, che è un “soggetto trascendentale”, un Io universale e assoluto.
Giovanni Gentile arriva alla conclusione che la società, lo stato, la politica finiscono per risolversi nell’interiorità di un atto spirituale. Sono profonde esigenze interiori e non meccanicità di rapporti interpresonali. A queste esigenze può dare risposta lo “stato etico” assoluto, nel quale si risolvono e identificano le volontà particolari e gli infiniti interessi particolari: e ciò in quanto l’altro “io” è un altro “noi stessi”.
Viene così teorizzato uno stato che congloba e risolve le particolarità empiriche in una totalità che le trascende e diventa realizzazione dell’Io universale.
Lo stato etico ha la sua morale, diversa e superiore dalla morale degli individui singoli, ed è un tutto organico di cui gli individui sono parti imperfette e perfezionabili solo nella partecipazione alla vita del tutto.
Bobbio
L’uomo realizza sé stesso unicamente nell’annullamento di sé, in funzione di un tutto che non è suo, lo stato. Da ciò la leggittimazione alla violenza:
Ogni forza è forza morale, perché si rivolge sempre alla volontà; e qualunque sia l’argomento adoperato – dalla predica al manganello – la sua efficacia non può essere altra che quella che sollecita infine interiormente l’uomo e lo persuade a consentire.
“Che cosa è il Fascismo”, Firenze 1925
Leggittimando il manganello come “argomento di persuasione”, il filosofo Gentile arrivava in sostanza alle stesso conclusioni di un sanguinario del regime come Farinacci…
ORGANIZZATORE CULTURALE
Ma oltre a queste aberranti conclusioni, Gentile era un uomo di cultura grande. Sentiva profondamente il legame con la tradizione culturale italiana e in questo ambito va ricordato per la programmazione e direzione dell’Enciclopedia italiana, edita dal 1929 al 1937 ma preparata sin dal 1924. Si tratta della più significativa realizzazione culturale del regime.
In un lavoro così imponente Gentile riuscì a coinvolgere, chiamandoli a collaborare, anche intellettuali e accademici antifascisti o estranei al regime. In quegli anni il Vaticano progettava già un enciclopedia cattolica: Gentile riuscì ad assorbire questo progetto nel suo, accettando però collaboratori designati dall’autorità ecclesiastica e, come direttore per le materie ecclesiastiche, padre Maria Tacchi Venturi. Sotto la sua supervisione le correzioni furono pesantissime e furono in molti a dimettersi. A Omodeo scriveva a tal proposito:
Gentile ha completamente vaticanizzato L’Enciclopedia.
E così – siamo agli inizi degli anni Trenta – egli è in rotta con i “fascistissimi” e contemporaneamente con gli amici più cari. Da ciò un progressivo isolamento dalla politica attiva. Dai primi anni Trenta fino alla morte si dedica alla scuola Normale di Pisa, di cui è diventato direttore. Riesce a portarla a un notevole livello di efficienza, dimostrando non comuni capacità organizzative e manageriali.
Crollato il regime nel luglio del 1943:
Gentile venne irrigidendosi in un atteggiamento di personale fedeltà a Mussolini, su cui pesavano – a volte si dimentica – anche modi antichi (siciliani) di intendere i rapporti personali e il dovere di fedeltà ai legami umani
Garin
Pertanto fece atto di pubblica adesione alla Repubblica di Salò. Una coraggiosa coerenza che gli costò la vita: fu ucciso a Firenze nell’aprile del 1944 dai partigiani.
UN FILOSOFO DA SCOPRIRE?
Sono in parecchi a pensare che Giovanni Gentile non abbia ancora avuto quel riconoscimento per così dire “ufficiale” che gli spetta. Si deve ammettere che ciò sia avvenuto per una sorta di “quarantena” che la cultura italiana ha imposto al filosofo del fascismo? Marcello Veneziani, studioso solerte del pensiero della destra, ha scritto:
Gentile è il filosofo del lavoro e dello stato corporativo e sociale, dell’antiindividualismo per il quale in fondo all’io c’è un noi […] Più che l’idealista, resta ancor vivo, alla fine del nostro secolo, il filosofo comunitario. Quello è il gentile da studiare e probabilmente da riscoprire alle soglie del nuovo millennio
Marcello Veneziani.