Una forcuta genialata, verrebbe da dire. Chi ha visto The Good Place sicuramente mi capirà. La serie TV tragicomica ideata da Michael Schur – che ha dichiarato di essersi ispirato a Lost, non una serie qualunque – mi ha conquistato a mani basse.
DETTAGLI TECNICI: The Good Place è composta da quattro stagioni: l’ultima, che chiuderà definitivamente la serie, è attualmente in corso. Le prime due stagioni sono visibili su Netflix.
TRAMA
Dopo essere stata investita da un camion, Eleanor si risveglia nella parte dell’Aldilà dedicata alle persone buone. Guidata dal mentore Michael, la ragazza si rende conto di essere stata scambiata per un’altra e di non meritare un posto simile. Decide così di confessare l’errore alla sua ipotetica anima gemella, Chibi, che casualmente nella vita appena conclusa è stato un professore di etica. Riuscirà Chibi a redimere l’anima di Eleanor, evitando che la parte buona collassi su se stessa sotto le cattive azioni della dannata ragazza?
TEMI TRATTATI
Senza entrare troppo nei dettagli – soprattutto negli sviluppi e diramazioni della serie – per evitare i classici spoiler, posso dire che il tema principale di The Good Place è il merito. Mi spiego: siamo sicuri che lo smistamento delle anime in parte buona e cattiva possa ridursi a una somma delle azioni commesse? Il giudizio divino – posto ch’esso esista – è davvero solo bianco o nero? Questa è la domanda velatamente posta dal regista Michael Schur.
Eleanor, in particolare, dovrebbe stare nella parte cattiva per aver vissuto una vita da totale egoista; tuttavia, il suo carattere è la conseguenza di due genitori menefreghisti, assenti e privi di senno. La ragazza ha sempre dovuto arrangiarsi, vivere da sola, crescere da sola. L’egoismo di Eleanor è un meccanismo di difesa misto a una rabbia repressa per non aver ricevuto un briciolo d’amore nella propria vita. Sarà proprio Chibi – con la sua dedizione all’etica e al tentativo di redimerla – a farla cambiare, tirando fuori tutto ciò che di buono c’è in lei.
Ma The Good Place è solo questo? No, è molto di più. Soprattutto, un concentrato di riflessioni psicologiche e morali, sotterrate da una comicità apparentemente banale, non per tutti. Una serie TV azzeccatissima e spassosa, diversa dal solito, simpatica, che rende dipendente anche chi non ha mai minimamente sentito parlare di Binge Watching.
Voi l’avete vista? Fatemelo sapere nei commenti.