C’è chi sostiene di non aver mai avuto paura del buio. Altri dicono di averla abbandonata crescendo. Alcuni sondaggi stimano in media che il 40% degli adulti abbia ancora paura del buio. Qual è il motivo che porta il bambino irrazionale a coltivare una paura infondata anche nell’età adulta? Partirei da un passo molto significativo di “IT“, il celebre romanzo di Stephen King:
Non gli piaceva la cantina e non gli piaceva scendere le scale perché si immaginava sempre che nel buio ci fosse in agguato qualcosa. Era sciocco da parte sua, naturalmente, così diceva suo padre e così diceva sua madre e, più importante ancora, così diceva Bill. Però…
IT, Stephen King, pag. 6
La paura del buio è strettamente correlata alla “paura del mostro”, un altro tipico timore dell’età infantile. Finché c’è luce posso difendermi, posso prevedere un attacco e schivarlo. Poi è risaputo che i mostri aborrino la luce, un po’ come i vampiri, e si nascondono dove l’oscurità alberga sovrana. Se cala il buio, se non ho la vista, come faccio a schivare il mostro? Qui, proprio QUI, nasce la paura del buio. Ecco che la cantina dunque, luogo tendenzialmente sporco, umido e allergico alla luce, diventa il luogo perfetto dove concentrare tutte le proprie angosce riguardo il tema.
Non gli piaceva nemmeno aprire la porta per accendere la luce, perché aveva la fissazione – così squisitamente stupida che non osava rivelarla a nessuno – che mentre cercava l’interruttore un orribile artiglio gli si sarebbe chiuso delicatamente intorno al polso… per trascinarlo con uno strattone in quella tenebra che puzzava di sporco e bagnato e di oscure verdure putrefatte.
IT, Stephen King, pag. 6
Quando mi trovo a parlare di argomenti psicologici, non essendo un “professionista” del settore ma esercitando semplicemente le mie facoltà neuronali per analizzare un’argomento sociale, ci tengo a specificare che ciò che scrivo va preso come un analisi soggettiva. Potrei anche dissertare sul fatto che la psicologia – in sé come materia – sia molto soggettiva, ma non lo farò. Non oggi almeno.
ESEMPIO
Fatta questa premessa, ritengo che la paura del buio derivi da un mancato affronto della stessa in età infantile. Mi spiego. Quando ero piccolo avevo paura del buio, una schifosissima paura. Vivevo in una casa a due piani e se dovevo affrontare le scale con il buio, mi bloccavo (potevi accendere la luce, direte voi: capiamoci, ero talmente piccolo da non arrivare all’interruttore). Mio padre, per dimostrarmi che nessun mostro si nascondeva nell’oscurità, mi prese di forza e mi accompagnò lungo le scale in piena oscurità.
Non opposi resistenza, perché mi vergognavo d’aver paura anche se ero più che giustificato. Restammo insieme secondi, poi minuti avvolti nell’oscurità e non accadde nulla. “Vedi?” mi disse, “non c’è nessun mostro qua. Puoi stare qui ore e non verrà mai fuori, e non è perché sono qua con te. Non esistono e basta”. Sembrerà stupido, scontato, ma funzionò. Esorcizzai la paura e da quel giorno affrontai le scale senza curarmene. A volte, pure se cresciuto, le salivo al buio per la pigrizia di fermarmi ad accendere la luce.
CONCLUSIONE
Dunque, per concludere, credo che la paura del buio permanga nell’adulto che non l’ha mai realmente affrontata, un po’ come tutti i problemi della vita. Non penso che l’adulto tema il mostro; probabilmente si trasforma nel timore d’essere aggredito, o in una semplice mancanza di protezione. Non a caso, spesso chi subisce bruschi abbandoni o resta solo improvvisamente fatica a prendere sonno con la luce spenta.
Non so se esista un rimedio effettivo, anche perché credenze, miti e convinzioni sono più facili da cancellare nella mente di un bambino rispetto a quella adulta. Su quest’ultimo punto mi piacerebbe avere qualche vostro commento, testimonianza, parere.
Come si combatte la paura del buio nell’età adulta?
Caro Sergio, condivido in pieno tutto quello che hai detto. Anche io da bambina avevo paura del buio e di tante altre cose, e come hai detto tu in questo bellissimo articolo, il solo e unico modo per affrontarla, e superarla, è proprio affrontarla. Tutto, in generale, fa più paura finché non lo affronti.