Ho appena finito di leggere Io sono Dio di Giorgio Faletti, e devo dire che mi ha lasciato alquanto spiazzato. In positivo eh, non che avesi dubbi sulla qualità del compianto autore. Ma partiamo dalla trama.
SINOSSI | IO SONO DIO
Non c’è morbosità apparente dietro le azioni del serial killer che tiene in scacco la città di New York. Non sceglie le vittime seguendo complicati percorsi mentali. Non le guarda negli occhi a una a una mentre muoiono, anche perché non avrebbe abbastanza occhi per farlo. Una giovane detective che nasconde i propri drammi personali dietro a una solida immagine e un fotoreporter con un passato discutibile da farsi perdonare sono l’unica speranza di poter fermare uno psicopatico che nemmeno rivendica le proprie azioni. Un uomo che sta compiendo una vendetta terribile per un dolore che affonda le radici in una delle più grandi tragedie americane. Un uomo che dice di essere dio.
LA MIA OPINIONE | IO SONO DIO
Che poi, letta così potrebbe sembrare che la mia opionione è di essere una divinità. Scherzi a parte, il mio giudizio sul romanzo è del tutto positivo. L’introduzione con il flashback che racconta il passato del serial killer è molto curata e ogni dettaglio è strutturato per tornare “utile” nella seconda parte del libro.
PROTAGONISTI, UNO SCHEMA CANONICO
L’opera è strutturata secondo il canonico schema poliziesco, seguendo le vite dei due protagonisti: la detective e il serial killer. Nulla di nuovo da questo punto di vista. Da una parte Vivien Light, la detective apparentemente dura ma neanche tanto intelligente (parere personale); dall’altro il serial killer dall’identità sconosciuta, che solo alla fine scopriremo essere un prete affetto da disturbi di personaltà. Un po’ come in split, il celebre film, anche se qui le personalità in gioco sono semplicemente due e vi è un curioso dualismo. Da una parte un prete, che in Dio ha trovato una ragione di vita anche se spesso si ritrova a metterlo in dubbio; dall’altra un killer convinto di essere Dio, e che giustifica i suoi atti terroristici dando loro un senso biblico.
UN INASPETTATO GIOCO A TRE
In tutto questo si inserisce quella che mi piace definire “la virgola rosa”, Russel Wade. Russel ha una pessima fama per aver vinto un pulitzer spacciando per propria la foto del defunto fratello, e cerca di inserirsi nella caccia al killer per trovare il definitivo riscatto e togliersi di torno le malevoci. Viene così affiancato a Vivien per le indagini e tra i due scoppia anche la scintilla – e te pareva, aggiungerei. Ecco, se dovessi trovare un solo vero NEO in tutto il romanzo è proprio questo: i due fanno sesso ALLA PRIMA SERA in cui restano da soli. No, cliché dei cliché, non si può.
La scena: scappa il bacio mentre lei prepara qualcosa da mangiare. Poi lei si stacca, dice “no, non posso” ma poi si pente e alla fine dice “ma sì, al diavolo” e spostando la padella di pasta gli salta addosso. Vi dico che il vomito da disgusto l’ho trattenuto a fatica. Non scambiatemi per bigotto, ero disgustato solo dalla scontatezza della scena.
CONSIDERAZIONI FINALI
Complessivamente l’opera è veramente molto buona a mio avviso. Ci sono spunti veramente carini come il rapporto madre-figlia (Vivien ha una figlia in cura nel centro gestito proprio dal prete bipolare), il rapporto figlio-padre (Russel Wade ha sempre vissuto all’ombra del fratello e il padre non l’ha mai degnato di considerazione e rispetto. C’è poi una riflessione cardine sul concetto della guerra e di cosa resta a chi immola le proprie vite per servire la patria, spesso dimenticato e lasciato a marcire nella povertà.
Io sono Dio di Giorgio Faletti è questo e molto altro, e mi è piaciuto molto. E voi? Avete avuto modo di leggere questo romanzo? Fatemi sapere la vostra nei commenti!