Quando sfoglio le novità di Netflix mi sento come ai vecchi tempo, quando andavo al cinema a giorni alterni e mi ritrovavo con il catalogo delle nuove uscite tra le mani. Ed è proprio così facendo che sono incappato in For Life, una serie drama creata da Hank Steinberg e ispirata a una storia vera.
FOR LIFE – TRAMA
La farò breve, perché non amo gli spoiler. Il protagonista della storia è Aaron Wallace, che in poco tempo si ritrova da uomo rispettato e proprietario di un locale notturno a ergastolano, condannato per essere a capo di uno spaccio di droga.
Aaron non ci sta, si è preso il massimo della pena perché ha rifiutato di patteggiare, sapendosi totalmente innocente. Ritiene di essere vittima di un sistema corrotto, che vede alla punta dell’iceberg il procuratore distrettuale. Così si rimbocca le maniche, e dal carcere studia e diventa un avvocato, iniziando così un lungo processo che lo porterà dalla difesa dei “colleghi” detenuti alla revisione del suo stesso caso.
FOR LIFE – RECENSIONE
Per onor della cronaca, come già anticipato, For Life non è un’opera d’assoluta creatività ma si ispira a fatti realmente accaduti: nello specifico, la vita di Isaac Wright Junior, identica come trama ma leggermente diversa per lo svolgimento. Se volete approfondirla, mi rimando all’articolo di contra-ataque.
Premetto che ho visto solo 1 delle 2 stagioni previste, quindi non posso dare un giudizio finale, ma dovevo parlarne. For Life è una di quelle serie che vanno giù come un bicchiere d’acqua, come The Silent Sea, di cui ho scritto in questo articolo.
IL CARCERE
Seppur possa sembrare, giudicando con occhio distratto, che il tema principale sia la legge, il vero tema protagonista è il carcere. Aaron Wallace non deve solo combattere con la storia, ma anche con gli equilibri di un sistema malato, destreggiandosi tra bande, discriminazioni razziali, ricatti e complotti. Chiaro che poi la legge è il topping finale, la salsa che condisce il tutto, ed è chiaro l’intento di far emergere la falla del sistema giudiziario negli Stati Uniti, che ha portato un uomo innocente come Wallace dietro le sbarre (per sempre).
Curioso come passino sotto traccia anche temi che normalmente vengono pompati per fare audience: mi riferisco alla direttrice del carcere dove viene detenuto Wallace, sposata con un’altra donna; insieme – seppur con un rapporto molto conflittuale – crescono due figli (non è ben chiaro se adottati o avuti da precedenti relazioni). Questo è dato dal fatto che, come anticipato, l’argomento non viene approfondito. Sono contento che non abbiano strumentalizzato l’argomento, concentrandosi su una storia già ricca di dettagli.
AARON WALLACE
Il protagonista è stato caratterizzato in modo splendido. Aaron Wallace appare a tratti egoista, trovandosi spesso a difendere altri detenuti solo per raggiungere il proprio scopo. Qual è? indebolire la figura del procuratore. La verità è che Aaron è solo un uomo disperato. Vuole tornare dalla sua famiglia, dopo 9 anni, e nulla lo può fermare. Ottenere la libertà è la sua ragione di vita, è come un cane assetatato e rabbioso che vede una bacinella d’acqua in fondo al corridoio. Avendola vista in italiano, infine, ho apprezzato un sacco la voce del doppiatore Simone D’Andrea: profonda, carica di phatos, stupenda.
For Life è una serie TV da vedere, un MUST se siete amanti del genere giudiziario condito dalle ingiustizie come Suits. Tuttavia, va specificato, Aaron Wallace è un vero avvocato e non ha ottenuto la licenza imbrogliando… e così ha fatto anche il personaggio a cui la storia è ispirata.
“Come un animale selvatico, la verità è troppo potente per poterla ingabbiare.”
Veronica Roth