La scienza fu madre della poesia italiana, e la prima ispirazione venne dalla scuola. Il primo poeta è chiamato il saggio, e fu il padre della nostra letteratura: Guido Guinicelli.
Il padre mio e degli altri miei miglior, che mai rime d’amor usar dolci e leggiadre.
Dante, Purgatorio, XXVI, vv. 98-99
Così lo definisce Dante, non uno qualunque. Guido Guinicelli nel 1270 insegnava lettere nell’università di Bologna (così dice De Sanctis, in realtà era giudice e giureconsulto). Il volgare era già formato e si chiamava lingua materna: l’uso moderno, in opposizione al latino.
In generale, le poesie dei trovatori erano una sfilza di concetti addossati gli uni agli altri, senza sviluppo. Nei loro scritti c’era un solo concetto comune, espresso nel celebre verso: Amore e cor gentil sono una cosa.
Ma questo concetto diviene un mondo intero con Guinicelli, e si mostra sotto una serie di nuovi aspetti. L’immaginazione rinasce, e acquisisce le immagini non da romanzi di cavalleria ma dalla fisica, dall’astronomia, dai più bei fenomeni della natura. Vi è la compiacenza e l’abbondanza di chi addita e spiega le sue scoperte. I paragoni si accavallano, s’incalzano, ti par di essere in un mondo incantato, e passi di meraviglia in meraviglia.
Al cuore nobile corrisponde sempre l’amore,
“Al cor gentil rempaira sempre amor”, Guido Guinicelli
come l’uccello nel bosco torna fra il verde;
la natura non creò l’amore prima del cuore nobile
né il cuore nobile prima dell’amore:
non appena fu creato il sole,
subito lo splendore risplendette
e non risplendette prima della creazione del sole.
Il contenuto non è ancora trasformato internamente, non è ancora poesia – cioè vita e realtà – ma è già un fatto scientifico, scrutato e analizzato da una mente avida di sapere. Guido non sente amore, non riceve e non esprime impressioni amorose. Egli contempla l’amore e la bellezza con uno sguardo filosofico.
Così Platone amava le sue idee; l’amore platonico non era altro che amore di intuizione e contemplazione, una specie di parentela tra il contemplante e il contemplato. Guido ama la creatura della sua meditazione, e l’amore gli muove l’immaginazione e gli fa trovare i più ricchi colori. L’artista è un filosofo, non ancora un poeta. Il pensiero si muove, l’immaginazione lavora. La scienza genera l’arte.
Come già detto, la cultura cavalleresca aiutò nella formazione del volgare ma non attecchì nel sentimento del popolo. Quel contenuto stazionario cominciò a muoversi con Guido, di un moto impresso non da sentimento di amore, ma da contemplazione scientifica dell’amore e della bellezza, che se non riscalda il cuore, sveglia l’immaginazione. Si ricordi dunque che la nostra letteratura fu prima inaridita dalla poetica cavalleresca e poi sviata dalla scienza. Si creò una nuova poetica che ebbe grande influenza nell’avvenire.
IL MAESTRO DI DANTE ALIGHIERI
Immensa fu l’impressione che produsse questa poesia di Guido Guinicelli, se vogliamo giudicarla da quella che n’ebbe Dante, che lo imitò tante volte e lo chiamò “padre suo”. Guido Guinicelli oscurò tutti i trovatori e salì a gran fama presso un pubblico avido di scienza e pieno d’immaginazione, di cui Guido era ritratto; un pubblico uscito dalle scuole, per il quale poesia era sapienza e filosofia, verità adorna. Non pregiava i versi, se non come velame della dottrina.
Mirate la dottrina che s’asconde
Inferno, IX, vv. 62-63
sotto il velame delli versi strani
Tale poeta, tale pubblico. E si andò così formando una scuola poetica, il cui codice è il Convito di Dante.