Ok, ho sparato la bomba. Parto dalle basi, per chi non conosce l’acronimo oppure ne ha sempre sentito parlare, senza interrogarsi sul suo reale significato. SEO sta per Search Engine Optimization, ossia ottimizzazione per i motori di ricerca.
Perché sta letteralmente rovinando il web? Perché la stragrande maggioranza dei blog d’informazione vive tramite pubblicità, e quest’ultima si basa sul crescente numero di visualizzazioni. Per far crescere questo numero, è indispensabile indicizzarsi bene sul web, e qui arriva il punto focale: per farlo servono una serie di parole chiave e, prendendola alla larga, una serie di argomenti che l’utente medio è solito digitare su Google.
PERCHÈ LA SEO ROVINA IL WEB?
Perché siamo giunti al punto in cui il creatore di contenuti non si chiede: cosa voglio scrivere? Bensì: cosa vogliono leggere gli altri? Il che, da un certo punto di vista, è pure legittimo. Tuttavia, in tutto questo vedo una grossa perdita d’immaginazione e originalità. I blog che portano contenuti di alta qualità si contano sulle dita di una mano.
È lo stesso meccanismo che poi porta al clickbait sui social, ovvero al tipico titolo che fa pensare a tutt’altra notizia. Viviamo nutrendoci di click e visualizzazioni – come se fossero un potente anestetizzante per il nostro cervello – senza pensare che la vera droga dovrebbe essere la pura espressione del proprio IO. Lo so, sembra una frase Tumbrl buttata a caso, ma è più semplice di quanto si pensi.
Le condizioni imposte da un ottimizzatore SEO sono le seguenti:
- Frasi brevi e spezzate;
- Alta ripetizione della parola chiave;
- Linguaggio semplice;
- Presenza di link che portano ad altri siti
In poche parole: dovrei scrivere come Moccia in Tre metri sopra il cielo, ripetere la parola che voglio indicizzare su Google come fossi un disco rotto e scrivere come mio nipote di tre anni. Tutto questo per comparire su Google e far sì che la gente mi legga. Ma cosa leggeranno esattamente? Il livello della cultura scritta si abbassa per favorire il mercato, portando la sfida a livelli sempre più mediocri e svilenti.
Che poi, tutto il mondo è paese. Pure l’editoria – il campo dove “vivo” – non se la passa diversamente. Le grosse case editrici pubblicano autori analfabeti solo perché hanno un canale YouTube, o magari un grande seguito creato in chissà che modo. Il risultato, mai come oggi, governa il procedimento; le vie di mezzo e i compromessi stanno sfumando sempre di più. Bianco e nero mangiano il grigio allo stesso ritmo con cui cresce riscaldamento globale.
E ancora una volta, tutti pensano al progresso ma si vive nel regresso. L’uomo passerà alla storia come l’unico essere in grado di estinguersi sia fisicamente, che mentalmente.