La grammatica ha tradizionalmente riconosciuto ai verbi un ruolo fondamentale nel meccanismo della frase. Nel Discorso o dialogo intorno alla nostra lingua, attribuito a Niccolò Macchiavelli, i verbi vengono definiti “Catena e nervo della lingua“.

Infatti il verbo è il centro sintattico della frase, attorno al quale si organizzano i diversi elementi che la compongono.

Questa caratteristica deriva da alcune proprietà del verbo, quali:

  • Il modo, che indica l’atteggiamento del parlante nei confronti dell’enunciato che proferisce:

Certezza (viene, modo indicativo)
Possibilità (credo che venga, modo congiuntivo)
Desiderio (verrei, modo condizionale)
Comando (vieni!, modo imperativo)

  • Il tempo, che precisa la relazione cronologica tra il momento in cui si parla e il momento in cui si verifica il fatto del quale si parla; tale relazione può essere di:

Contemporaneità (viene, tempo presente)
Anteriorità (venne, tempo passato)
Posteriorità (verrà, tempo futuro)

  • La persona, che specifica a quale individuo, tra quelli coinvolti direttamente o indirettamente nel discorso, il verbo fa riferimento:

La prima persona designa il parlante (io)
La seconda persona designa l’ascoltatore (tu)
La terza persona designa qualsiasi altro individuo, presente o assente (egli/esso, qualcuno/qualcosa, Luigi, il cane, la strada ecc…)

  • La transitività o intransitività, secondo che il verbo possa avere o no un complemento oggetto; spesso un medesimo verbo può essere usato intransitivamente (vivere con i familiari) o transitivamente (vivere lo sport, vivere la vita)
  • la forma attiva o passiva, secondo che l‘agente del verbo sia o non sia il soggetto della frase:

Il bambino lancia un sasso (forma attiva, perché l’agente del verbo è il bambino, soggetto della frase);
Un sasso è lanciato dal bambino (forma passiva, perché l’agente del verbo non è il soggetto un sasso, ma il complemento dal bambino;

  • Infine l’aspetto, che fornisce indicazioni sulla durata, sul tipo di svolgimento, sul grado di compiutezza del processo espresso dal verbo.

Una tipica differenza di aspetto è l’azione durativa. Essa può essere rappresentata, per il passato, con l’imperfetto (leggevo). L’azione momentanea, invece, può essere rappresentata con il presente, con il passato prossimo o remoto, con il futuro (leggo, ho letto, lessi, leggerò). L’azione durativa si può inoltre esprimere con una perifrasi verbale (sto uscendo, stavo uscendo). Con una perifrasi verbale si può esprimere l’azione ingressiva (sto per uscire, sono sul punto di uscire).

Segnalano un aspetto dell’azione anche certi suffissi, come -icchiare o -erellare, con i quali si indica l’intermittenza, l’assenza di continuità.

Cantare – canticchiare o canterellare
Dormire – dormicchiare

E così via.