Generalmente, in una poesia i versi sono raggruppati in una struttura ritmica che prende il nome di strofa (o strofe). L’organizzazione della strofa non sempre è rigorosa e immutabile: le poesie di Ungaretti, Montale e di altri autori del nostro secolo sono composte di strofe libere, regolate soltanto dalla particolare intenzione espressiva del poeta. Ma fino all’Ottocento le strofe erano per lo più costituite di un numero fisso di versi con schemi di rime definiti e costanti. Queste strofe, dette regolari, assumono varie denominazioni in base al numero di versi che contengono:

TIPI DI STROFE

  • distico, 2 versi
  • terzina, 3 versi
  • quartina, 4 versi
  • sestina, 6 versi
  • ottava, 8 versi

ESEMPI PRATICI

II distico presenta la rima baciata:

O cavallina, cavallina storna (A)
che portavi colui che non ritorna… (A)

Giovanni Pascoli

La terzina ha la rima incatenata; è il metro caratteristico della poesia didascalica e allegorica, a cui appartiene anche la Divina Commedia di Dante:

Lo giorno se n’andava, e l’aere bruno (A)
toglieva li animai che sono in terra (B)
da le fatiche loro; e io, sol uno, (A)
m’apparecchiava a sostener la guerra (B
sì del cammino e sì de la pietate, (C)
che ritrarrà la mente che non erra. (B)

Dante Alighieri

Proseguendo troviamo i versi della quartina. Sono per lo più a rima alternata o incrociata:

I cipressi che a Bolgheri alti e schietti (A)
van da San Guido in duplice filar, (B)
quasi in corsa giganti giovinetti (A)
mi balzarono in contro e mi guardar. (B)

Giosué Carducci

Oppure:

Lo so: non era nella valle fonda (A)
suon che s’udia di palafreni andanti: (B)
era l’acqua che giù dalle stillanti (B)
tegole a furia percotea la gronda. (A)

Giovanni Pascoli

La sestina ha i primi quattro versi a rima alternata e gli altri due a rima baciata:

Io non son della solita vacchetta, (A)
né sono uno stivai da contadino. (B)
E se paio tagliato con l’accetta, (A)
chi lavorò non era un ciabattino: (B)
mi fece a doppie suola e alla scudiera, (C)
e per servir da bosco e da riviera. (C)

Giuseppe Giusti

L’ottava, infine, ha i primi sei versi a rima alternata e gli ultimi due a rima baciata; è il metro della poesia narrativa e in particolare dei poemi epico-cavaliereschi, come l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto e la Gerusalemme liberata di Torquato Tasso:

Intanto Erminia infra l’ombrose piante (A)
d’antica selva dal cavallo è scorta, (B)
né più governa il fren la man tremante, (A)
e mezza quasi par tra viva e morta. (B)
Per tante strade si raggira e tante (A)
Il corridor ch’in sua balìa la porta, (B)
ch’ai fin da gli occhi altrui pur si dilegua, (C)
ed è soverchio ormai ch’altri la segua. (C)

Torquato Tasso