Oggi vi parlerò della frasce scissa. Di che cosa si tratta? Partiamo dalle seguenti frasi:

  1. ho regalato un anello a Irene;
  2. è a Irene che ho regalato un anello;
  3. è un anello che ho regalato a Irene.

1 rappresenta una frase non marcata, in cui nessuno degli elementi assume un particolare rilievo sugli altri. 2 e 3 sono due esempi di frase scissa, procedimento con cui vengono messi in rilievo (o, con termine tecnico, focalizzati: vedi questo articolo) rispettivamente, il complemento oggetto e il complemento di termine. La struttura della frase scissa può essere così schematizzata:

copula + costituente focalizzato + che + resto della frase.

Il che introduttore del secondo membro della frase scissa presenta caratteristiche intermedie tra quelle del pronome relativo e quelle della congiunzione subordinante.

INFORMAZIONE TRASMESSA

Analizziamo ora le tre varianti proposte dal punto di vista dell’informazione trasmessa nelle tre fasi iniziali: in 1 l’evento è presentato come interamente nuovo; in 2 si presuppone che io abbia regalato un anello a qualcuno e si sottolinea il desinatario del regalo; in 3 si presuppone che io abbia regalato qualcosa a Irene e si sottolinea che cosa. Condizione essenziale per l’uso della frase scissa è dunque che l’informazione contenuta nell’enunciato sia in parte presupposta.

PUNTO DI VISTA SINTATTICO

Dal punto di vista sintattico la frase scissa si caratterizza per la suddivisione dell’informazione in due blocchi frasali distinti. Questo procedimento ha lo scopo di far identificare più facilmente l’informazione nuova, isolandola dal resto dell’enunciato.

Il primo elemento della frase scissa (proposizione principale) è costituito dalla copula e dall’elemento da evidenziare. La copula è accordata normalmente nella persona e nel numero con l’elemento focalizzato;

  • sono Marco e Paolo che hanno vinto il trofeo;
  • siete voi che stiamo aspettando.

tuttavia, se l’elemento da evidenziare è un pronome di prima o seconda persona l’accordo si ha solo quando il pronome ha funzione di soggetto:

  • sono stato io a sobbarcarmi la fatica;
  • sei stato tu che hai fatto la spia.

non si ha invece accordo quando il pronome compare in funzione di oggetto:

  • è me che ritengono responsabile dell’accaduto;
  • *sono io che ritengono respondabile dell’accaduto.

La proposizione subordinata che forma il secondo segmento della frase scissa può essere di due tipi:

ESPLICITA (è X che + verbo di modo finito): è Marco che ha mal di testa.
IMPLICITA (è X a + verbo all’infinito): è Marco ad avere mal di testa.

La subordinata implicita può essere usata solo quando l’elemento da focalizzare nella corrispondente frase non marcata svolge la funzione di soggetto:

  • i carabinieri hanno liberato l’ostaggio —> sono stati i carabinieri a liberare l’ostaggio;
  • Maria ha dipinto il quadro —> è stata Maria a dipingere il quadro.

La frase scissa con subordinata implicita è più adatta a contesti formali e trova pertanto maggiore applicazione nello scritto.

LE FRASI PSEUDOSCISSE

Le cosiddette frasi pseudoscisse hanno la seguente struttura:

introduzione + verbo base + copula + costituente focalizzato

Il verbo base è quello della corrispondente frase non marcata, l’introduttore, pur essendo possibili delle varianti, è comunemente costituito dal pronome relativo chi o dal nesso dimostrativo + che:

  • non capisco perché si comporti così —> quello che non capisco è perché si comporti così;
  • il padra lo ha sempre tirato fuori dai guai —> chi lo ha sempre tirato fuori dai guai è stato il padre.

Come appare, la funzione pragmatica è identica a quella della frase scissa. Anche la struttura sintattica è analoga: un unico blocco frasale viene suddiviso in due segmenti distinti. L’unica differenza consiste nel fatto che in questo caso l’elemento focalizzato è collocato in fondo alla frase.

C’È PRESERVATIVO

Una costruzione per alcuni aspetti analoga alla frase scissa prende il nome di “c’è preservativo”. Vi si può ricorrere quando un enunciato presenta due blocchi di informazione nuovi:

un tuo amico | vuole parlarti —> c’è un tuo amico che vuole parlarti
un ladro | scappa nel cortile —> c’è un ladro che scappa nel cortile

La funzione pragmatica del costrutto è duplice:

  • si suddivide il contenuto dell’enunciato in due segmenti distinti, evitando così di concentrare troppa informazione in un’unica proposizione e favorendo la ricezione del messaggio;
  • si mette in particolare rilievo il primo elemento, isolandolo dal resto della frase e incastonandolo nella struttura c’è… che.