Per capire perché divenne famoso Brunetto Latini è necessario analizzare un attimo la situazione del paese nella seconda metà del Duecento. La rozzezza della vita italiana sotto i suoi vari aspetti – religioso, morale, politico… spicca ancor di più perché in evidente contrasto con la precoce cultura scientifica, che in quel tempo era diventata l’interesse principale.
La scienza era come un mondo nuovo, dove tutti si precipitavano a guardare. Tuttavia era come il Vangelo: si imparava e non si discuteva. Aristotele e Platone, Tommaso e Bonaventura erano una sola scienza. L’apice delle aspirazioni era sapere, e chi sapeva di più era più ammirato; nessuno si domandava quanto fosse giusto o profondo quel sapere. Per questo motivo diventò molto famoso Brunetto Latini.
PENSIERO NON ELABORATO
Il suo Tesoro e Il Tesoretto – poemetto didascalico – furono per lungo tempo meraviglia delle genti, stupite che un uomo potesse sapere così tanto ed esporre in verso Aristotele e Tolomeo. Di questo nessuno oggi saprebbe nulla, se Dante non avesse reso Brunetto Latini eterno, citando lui è il suo libro in alcuni versi celebri:
Sieti raccomandato il mio tesoro,
Dante Alighieri, Inferno
nel quale io vivo ancora.
La scienza di Brunetto è una materia così rozza e grezza, com’è la vita religiosa in Jacopone da Todi e la vita politica in Rustico Filippi.
Il suo studio consiste nel cacciare fuori tutto quello che sa, in modo così crudo come lo ha imparato e senza trasformarlo con il suo pensiero, senza elaborarlo. Ciò che dice gli sembra così importante, e sembrava così importante ai suoi contemporanei – che gli non chiedevano altro. Nessuno chiedeva altro a lui. Quella sua enciclopedia non è che prosa rimata.