Proprio agli inizi del 1900, mentre si affermava l’intuizionismo di Bergson, Sigmund Freud (1856-1939) pubblica L’interpretazione dei sogni, un testo fondamentale della sua teoria, la psicanalisi. Egli sceglie come terreno d’indagine le componenti irrazionali della personalità umana, i sogni, i ricordi della più remota infanzia sommersi nel profondo della memoria.

FREUD E L’INCONSCIO

Freud ridisegna la “mappa” dello spirito umano, rovesciando una tradizione millenaria che aveva dato scarso peso ai fenomeni del subconscio, a cominciare dal sogno. Proprio studiando il sogno e i fenomeni patologici dell’isteria, egli scopre uno strato del soggetto che non perviene dalla coscienza (“inconscio”), ma che interferisce in vario modo con la vita cosciente. Sicché la vita cosciente è sovente una “razionalizzazione” e un “mascheramento” di motivi profondi. Freud riconduce questi motivi alle primitive pulsioni della vita infantile, ai suoi bisogni primari sostanzialmente egoistici.

Questi bisogni e questo “eros” primordiale si scontrano con le regole educativo-sociali del mondo adulto – è il prezzo da pagare al processo di incivilimento, “il disagio della civiltà“, come si intitola un’opera del 1929 – e il loro carattere più schiettamente egoistico viene rimosso e trasformato dalla coscienza; ma dal luogo inconscio della sua rimozione il “rimosso” continua a esercitare sul soggetto cosciente un condizionamento che egli non percepisce.

RICORRENTE DISAGIO DELLA CIVILTÀ

Non possono sfuggire alcune coincidenze: Freud faceva oggetto d’indagine quel “disagio della civiltà” che abbiamo già visto presente nell’opera di Huysmans, di Wilde, di Rimbaud, nell’atteggiamento di estraneità e ribellione al mondo contemporaneo dominato da sempre più spettacolose conquiste della scienza: atteggiamento che si esplicava nell’estetismo, nella fuga vera e propria verso terre lontane.

Ancora: Freud riprendendo un tema caro a Nietzche, indagherà sul meccanismo psicologico per cui l’uomo si maschera a se stesso, si auto-inganna; spiegherà – facendo gridare allo scandalo – come alla base di tanti atteggiamenti che apparentemente si accordano con la morale riconosciuta, ci siano la repressione, il senso di colpa, la sublimazione della libido.

Non si tratta qui di stabilire in che cosa Nietzche e Bergson dipendano dagli artisti decadenti o Freud dagli uni e dagli altri, ma di constatare, come gli studiosi hanno fatto notare, che tutti questi autori sono espressione di una crisi di civiltà.

FREUD È DENTRO E AL CONTEMPO FUORI

Freud, però, è dentro e nel contempo fuori da questa crisi. Certo, ponendo come punto di partenza e fondamento della dinamica della personalità la vita istintiva (e soprattutto l’istinto erotico) Freud si inserisce pienamente nell’irrazionalismo del tempo. Ma è altrettanto vero che nella teoria freudiana la liberazione dalla nevrosi, la conquista dell’integrità della personalità è possibile solo attraverso la presa di coscienza delle distorsioni e degli inceppamenti della meccanica psicologica. A tale consapevolezza – che è dominio – si arriva attraverso la ragione, e proprio la fiducia in questo trionfo della ragione autorizza qualche speranza.

La voce dell’intelletto è tenute, ma non tace prima di aver ottenuto udienza. Alla fine, sovente dopo innumerevoli ripulse, trova ascolto. Questo è uno dei pochi punti per cui si può essere ottimisti sull’avvenire dell’umanità, ma in sé non è cosa da poco e vi si possono riannodare altre speranze. Il primato dell’intelletto è certo molto, molto lontano, ma verosimilmente non a distanza infinita.

Sigmund Freud

INFLUENZA NELLA LETTERATURA

Ma quello che più ci interessa è notare che l’influenza della psicanalisi sulla letteratura è stata enorme. Essa si è manifestata sia nel campo della critica, in quanto ha fornito nuovi mezzi e tecniche di indagine per la comprensione del fatto artistico e del rapporto fra autore e opera, sia nel campo della vera e propria creazione artistica in quanto ha permesso una consapevolezza dei fatti psichici che ha dilatato enormemente il campo e le tecniche di rappresentazione. Si pensi a La coscienza di Zeno di Svevo, basato sulla terapia psicoanalitica del protagonista; all’Ulisse di Joyce, che intende ricostruire il fluire dei ricordi, di associazioni mentali, di meccanismi psichici che riempirono una giornata qualsiasi di un uomo qualsiasi; al surrealismo, che valorizzando l’inconscio e puntando sull’automatismo creatore, dando larga cittadinanza alle componenti oniriche, si rifaceva a Freud e agli sviluppi della psicanalisi.