Quando sentiamo pronunciare la parola “poeta” ci balza alla mente la maestosa immagine di Dante, ma com’è raffigurabile un poeta di oggi? Nella moderna società non si sente tanto parlare di poeti (viventi) e pochi si appassionano a questa antica forma d’arte. Ho deciso quindi di farvi entrare nell’animo di una giovane poetessa contemporanea, per scoprire insieme a lei il fantastico mondo della poesia. Federica Imperato, classe 1996, nata a Napoli e cresciuta a Pesaro, attualmente studia Lettere a Bologna e alla domanda “cosa vorresti fare da grande?” scoppia in una sprizzante risata ed esclama “Non lo so!”. Sognatrice, creativa, viaggiatrice e luminosa, Federica pubblica all’età di 22 anni una raccolta di poesie dal titolo “Geografie Interiori”. Siete pronti ad entrare nel suo mondo?

Federica Imparato poetessa

Ciao Federica, partiamo subito con una domanda per conoscerti meglio: come nasce la tua passione per la scrittura?

«Da un amore!!» esclama con il suo immancabile contagioso sorriso «Mi sono innamorata! Lo dicevo a tutti, lo urlavo al mondo, ma sentivo il bisogno di urlarlo ancora di più, scrivendolo».

Dedichi degli spazi di tempo alla scrittura o aspetti l’aspirazione?

«Non decido quando mettermi a scrivere. Aspetto che ci sia quella cosa dentro che deve uscire e mi butto sul foglio, annoto, compongo, per poi revisionare a mente fredda».

Da dove prendi ispirazione?

«L’ispirazione non si può insegnare. La mia ispirazione nasce dai miei sentimenti, dal contatto e rapporto con la natura, dai rapporti umani di qualunque genere, dalla musica e dai gesti quotidiani. Ultimamente mi concentro sui gesti quotidiani più piccoli, anche quelli invisibili».

C’è qualche tecnica per la scrittura di una poesia contemporanea che consiglieresti a chi si cimenta in questa forma d’arte?

«Dopo aver scritto una poesia, la rileggo sempre ad alta voce per verificare che mi piacciano tutti i suoni, per percepire se alcune parole riescono ad evocare un’emozione piuttosto che un’altra e, quindi, per curarne la musicalità, dare ritmo ed evitare la piattezza del testo. Poiché la poesia si presta, nella sua massima arte, alla lettura condivisa ad alta voce. Per questo motivo la musicalità del testo è importantissima e contribuisce notevolmente all’impatto della poesia sull’animo umano».

Che cosa ti dà la scrittura e cosa pensi che le tue poesie offrano a chi le legge?

«Un forte senso di liberazione, mi sento svuotata e allo stesso tempo riempita quando scrivo. Agli altri, mi auguro che la mia poesia possa dare un senso di consolazione, di comprensione. Quando io leggo le produzioni degli altri e riesco a ritrovare un sentimento, un’emozione o anche solo una sensazione che anche io ho provato nello stesso identico modo, tremo! Capisco che ciò che provo io è assolutamente umano e condiviso anche dagli altri. Spero che chi legge le mie poesie possa rivedersi in esse e che ciò lo aiuti a non sentirsi solo».

Geografie interiori Federica Imparato Cover book

Cos’è per te uno scrittore?

«Lo scrittore è un artista, è qualcuno che non si limita a sentire, ma ha bisogno di trasformare quel sentire. Lo scrittore si concede di sentire tanto e poi di portarlo all’esterno, facendo sì che l’emozione che ha provato attraversi un processo».

Una mia riflessione: esistono persone che soffrono di un blocco psicologico definito alessitimia, dal greco letteralmente “mancanza di parole per le emozioni”; si tratta di una sorta di analfabetismo emozionale. Queste persone hanno delle difficoltà nel riconoscere le loro emozioni, di conseguenza, nell’esprimerle e nell’esplorarle. La maggior parte della gente è invece libera da tale blocco e riesce ad esprimere verbalmente le proprie emozioni con facilità e naturalezza. Lo scrittore è colui che riesce ad andare oltre, a elevare ancor di più la sua libertà. Colui che, oltre a saper esplorare e comunicare verbalmente le sue emozioni a 360°, è spinto da un fortissimo senso di libertà a doverle scrivere. Scrivere alla sua maniera, per comunicarle agli altri, a tutti! Federica è d’accordo. Continuiamo con un’altra domanda.

Secondo te l’arte della poesia sta morendo?

«No!» risponde di getto, poi riflette «Purtroppo non viene dato spazio a questa forma d’arte ma tantissime persone dopo aver letto il mio libro mi confidano che anche loro scrivono, nel loro privato, senza far leggere a nessuno le loro produzioni. E questo è bellissimo! Se questo mondo lasciasse più spazio all’espressione dei propri sentimenti, della propria fragilità sono convinta che ci scopriremmo tutti poeti».

La pubblicazione di libri di poesie, però, va scemando nel tempo, sei d’accordo?

«In generale sì. Anche a lezione all’università ci viene sempre detto che le raccolte di poesia contemporanea sono quelle che vengono pubblicate di meno, anche perché non vendono».

Per quale motivo non si leggono poesie?

«Perché la poesia è complessa, è un altro tipo di linguaggio. Noi non parliamo in poesia nel quotidiano quindi la lettura poetica deve essere attenta, precisa, dettagliata, devi esserci. Non puoi portare un libro di poesie sotto l’ombrellone e nel frattempo ascoltare il discorso del vicino. Devi essere lì, concentrato. Altrimenti non te la godi, non entri in ciò che lo scrittore vuole comunicare. La poesia è un’arte delicata, un’arte per chi ha bisogno di uno spazio raccolto, uno spazio interiore e oggi le persone non hanno tempo».

È strano riflettere sul fatto che in un’epoca veloce e frenetica come quella di oggi, si leggano romanzi lunghissimi mentre si lascia da parte la poesia che invece potrebbe ritagliarsi spazi importanti e concentrarsi in momenti brevi e intensi. In un’intervista, il poeta italiano Cesare Viviani sostiene che il mercato dei media abbia influito sull’attuale stato delle cose: «Dopo gli anni ’60, i giornali e la televisione hanno avuto uno sviluppo sempre più pervasivo. Successivamente, con internet e la telefonia mobile il processo si è accentuato. In una società sempre più mediatica, il cui valore principale è quello della comunicazione, la poesia finisce per perdere spazio e rilevanza. Questo accade perché la poesia è in contrasto con il sistema dominante e ha come riferimento proprio ciò che sfugge alla comunicazione, i limiti della comunicazione stessa. La scrittura poetica si pone altre questioni, lavora sulla bellezza del linguaggio, sulla trasmissione dell’esperienza».

Pensi che la società di oggi quindi metta dei freni a chi si esprime attraverso la poesia?

«Sì, sia perché le case editrici sono restie a vendere raccolte di poesia contemporanea in quanto poco acquistate, e quelle che lo fanno sono molto audaci e rischiano tantissimo perché è un’enorme scommessa, sia perché la società di oggi non è un tipo di società che accoglie questo tipo di scrittura. È una società veloce, frenetica. Ci vorrebbe qualcuno che ce lo insegnasse di più e che ci abituasse a questo tipo di ascolto. Sono sicura che se fosse così, ci sarebbero molti più lettori di poesie, molta più serenità nella vita delle persone».

poesia contemporanea Federica Imparato

Qual è la tua esperienza con le case editrici?

«Per ora negativa, le case editrici non si occupano degli autori e li lasciano abbandonati a se stessi, addirittura una delle case editrici che mi contattò ha chiuso perché l’editore faceva proposte indecenti alle scrittrici. Per il futuro desidero selezionare una casa editrice piccola che segua i propri autori. Il mio obiettivo è che si crei una sorta di team. Consiglio ai nuovi e futuri scrittori di valutare bene il fattore “casa editrice”, senza aver paura di domandare a chi ha già avuto esperienze e confrontarsi con loro. Il mondo della scrittura è molto sotterraneo rispetto, ad esempio, a l’audiovisuale che invece è molto più diffuso. La scrittura è un’arte antica ed è fondamentale avere dei consigli da chi la pratica da tempo e ha più esperienza, così da fare le scelte migliori».

Concludiamo con una riflessione. A tuo parere, nella società orientale, dove lo stile di vita è più spirituale, più lento, nonostante gli orientali siano degli assidui e rapidi lavoratori, la poesia ha più successo?

«Non lo so, però ce li vedo gli orientali con i loro tè a passare ore e ore a riflettere, a parlare di poesia contemporanea, anche con una certa serietà. Forse più che vederli, li sogno!».