Il futurismo non è stato un movimento d’avanguardia circoscritto soltanto all’ambito letterario. Esso ebbe una ricca produzione di manifesti, appelli, spunti artistici modelli di comportamento. I manifesti futuristici riguardanti i vari settori artistici sono almeno una decina, ma fondamentale è quello di Tommaso Marinetti, pubblicato su “Le Figaro” nel 1909.

LETTERATURA POLITICA

A differenza di D’Annunzio e dei crepuscolari, i futuristi si rendevano conto che la strada imboccata dall’Italia era quella della rapida industrializzazione. Guardavano con simpatia e attenzione alla nuova realtà: le macchine, i grandi complessi industriali, le città moderne e il nuovo mito nascente, la velocità.

Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un’automobile da corsa col suo cofano adorno da grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo […] Un’automobile ruggente che sembra correre sulla mitraglia è più bello della Vittoria di Samotracia.

In questo i futuristi erano i più moderni. Riuscivano facilmente a risolvere il rapporto con il mondo contemporaneo, quello stesso rapporto che aveva prima messo i poeti, costretti alla ricerca di una sorta di evasione.

La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità pensosa, l’estasi e il sogno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno.

Il futurismo è un caso esemplare di rapporto tra situazione sociale e letteratura: qui gli atteggiamenti letterari diventarono copertura per esaltare l’industrialismo capitalistico; quando il movimento esaltò la guerra sola igiene nel mondo e il nazionalismo, o quando Marinetti scrisse un poema per la conquista della Libia.

IL FUTURISMO – LA POETICA

Mentre sul piano politico esistono posizioni confuse (dall’anarchismo all’anticlericalismo), nel campo poetico è facile individuare e definire il programma futurista.

Il programma ha due lati, uno negativo e uno positivo. Il proposito negativo va contro i languori del passato, servendosi di slogan come: “Uccidete il chiaro di luna!” oppure, “Date fuoco agli scaffali delle biblioteche, sviate i corsi dei canali per inondare i musei!“.

Quello positivo si può invece così sintetizzare:

  • Distruzione della sintassi e parole in libertà: far saltare il tubo del periodo, le valvole della punteggiatura e i bulloni dell’aggettivazione.
  • Immaginazione senza fili: libertà di immagini e analogie, espresse senza fili conduttori. L’analogia non è altro che l’amore profondo che collega le cose distanti apparentemente diverse e ostili.

IL FUTURISMO – I PROTAGONISTI

A Marinetti e i suoi primi compagni – Boccioni, Carrà e Balla per la pittura; Balilla Pratelli per la musica – si unirono Papini, Palazzeschi, Govoni, Folgore e parecchi altri.

Filippo Tommaso Marinetti, nato ad Alessandria d’Egitto nel 1876, visse la sua giovinezza a Parigi. Pubblicò per parecchi anni (1905-1909) a Milano la rivista “Poesia” e fu autore dei primi manifesti futuristi. Esaltatore dell’impresa libica, interventista prima e combattente poi, aderì al fascismo sin dalla sua nascita. Morì a Bellagio nel 1944.

Luciano Folgore (1888-1966), assiduo animatore delle serate futuriste, fu poi autore di caustiche parodie dei poeti dell’Otto-Novecento. Parodie come Poeti controluce, 1922; Poeti allo specchio, 1926.

Emilio Settimelli (1891-1954) partecipò alla stesura del Manifesto del cinema futurista (1915), aderì al fascismo ma subì il confino per le sue posizioni estremistiche.

Bruno Corra (1892-1976) fu coautore di parecchi manifesti, fondatore del periodico “L’Italia futurista” (1916-1918), autore di “Sam Dunn è morto. Romanzo futurista“.

CONSIDERAZIONI IMPORTANTI

Il futurismo fu un fenomeno abbastanza complesso, sul quale è opportuno proporre qualche considerazione.

Punto primo: mentre tutti i movimenti hanno avuto delle opere (surrealismo, espressionismo) “il futurismo non le ha avute, perché è stato solo una protesta”. Tuttavia, il movimento va visto per le conseguenze che portò nella letteratura italiana posteriore. Da questo punto di vista, futurismo e poeti crepuscolari sono i due movimenti che più contribuirono a eliminare modelli, forme e poesia tradizionale. Certe formulazioni di Marinetti – come l’immaginazione senza fili – aprirono la strada all’ultima poesia francese e all’ermetismo.

Punto secondo: il futurismo si inquadra perfettamente in quel clima di irrazionalismo che faceva perno su Bergson e Nietzsche. Di Bergson si valorizza il processo di conoscenza intuizionistica che va all’essenza delle cose ripudiando la logica; di Nietzsche si accoglie il senso agonistico del vivere, culto della forza ed esaltazione della violenza. Riguardo il D’Annunzio, seppur i futuristi rifiutino le complicazioni decadentiste, da lui accolgono un certo senso del vivere. Spogliato delle complicazioni letterarie, il vitalismo D’Annunziano diventa rozzo attivismo, “schiaffo e pugno”.

Punto terzo: i futuristi ripeterono continuamente che le loro idee non riguardavano solo la letteratura. Erano coinvolti anche la politica, il comportamento, un nuovo senso del vivere. Non si può quindi relegarli a un discorso letterario ed è doveroso valutarli anche nell’impatto che ebbero politicamente. Ai rivoluzionari italiani del primo Novecento – non solo ai futuristi – mancò la consapevolezza della battaglia che stavano affrontando. Questo fece si che videro nelle forze nuove quelle che invece rappresentavano solo un nuovo modo di perpetrare interessi e vecchie mentalità. Per capirci: Esaltando la velocità favorivano – consapevolmente o no – l’industrialismo capitalistico; esaltando la violenza contribuivano a creare le premesse che avrebbero portato a una restaurazione reazionaria.

Su queste considerazioni occorre meditare. Molti si affannano a sottolineare gli spiriti anti-borghesi e rivoluzionari del futurismo: rivoluzioni del genere sappiamo tutti come sono andate a finire.