La critica letteraria è un approfondimento su di un testo mosso da un lettore professionista. Il critico non si limita a leggere un’opera e dare un suo giudizio, ma approfondisce contenuti e argomentazioni per dare voce alle opere degli autori. In poche parole, il critico letterario interpreta l’opera e il percorso dell’autore. Soltanto dopo aver compiuto tutte queste operazioni, il critico esprime il proprio pensiero e il proprio giudizio sull’opera.
La critica letteraria | accenni storici
Nel corso del tempo, la critica letteraria è stata oggetto di profonde discussioni su quale fosse l’effettivo compito del critico letterario.
Agli inizi del ‘900, grazie al lavoro di Benedetto Croce, viene delineato un profilo professionale del critico. Il critico viene quindi definito come: un esaminatore esterno che viene chiamato a dare un proprio giudizio estetico su di una certa opera letteraria.
Il suo compito è quello di delineare cos’è bello e cosa invece non lo è, dividendo la produzione letteraria tra ciò che può essere definito arte e cosa non può avvelarsi di tale definizione.
Dopo la definizione di Croce, nascono numerose e diverse correnti di pensiero circa il lavoro della critica letteraria. Le correnti di pensiero mostrano sostanziali differenzi sul lavoro del critico ma tutte concordano circa la necessità di un lavoro quanto meno soggettivo possibile e sempre più vicino a una scientificità della lettura.
Scientificità che si traduce nella necessità di fornire un giudizio oggettivo senza influenze da parte del proprio gusto o da parte di pensieri puramente personali.
La scientificità di cui si avvale la critica letteraria segue di pari passo le operazioni di un laboratorio o della matematica. Pertanto, essa è tenuta ad avvalersi di un metodo. Non solo. La critica letteraria deve avvalersi di strumenti precisi per poter misurare e pesare un’opera, inoltre, deve fornire analisi basate su dati che possano essere dimostrabili e confutabili.
La critica letteraria | un lavoro scientifico
Il critico letterario moderno è quindi tenuto a elaborare una tesi. La tesi deve essere dimostrata con prove, sostenuta da altri documenti e continui riferimenti al testo analizzato.
La critica letteraria non è tenuta, quindi, a fornire giudizi basati sulla propria sensibilità e le proprie emozioni. Quanto viene chiesto al critico letterario è scavare nel profondo dell’opera analizzata per riuscire a trarne significati concreti, trovare chiavi di lettura e interpretazioni che siano quanto più oggettive possibile.
Il lavoro del critico letterario è quindi quello di svolgere un lavoro concreto: produrre un testo che parla di un altro testo. L’elaborazione deve essere ben argomentata e fornire una valida interpretazione di tutti i significati dell’opera. Soltanto dopo questa interpretazione si passerà al giudizio.
Il giudizio deve essere espresso sempre seguendo formule che rimandino alla matematica, all’esattezza, è compito del critico indicare “quanto vale” o “non vale” una determinata opera.
Il giudizio finale
La critica letteraria, dopo aver elaborato un suo giudizio di valore, non circoscrive l’opera in un insieme (bello) o in un altro (brutto). Questo giudizio deve avere soltanto la pretesa di collocare l’opera in uno spazio d’interpretazione migliorabile.
Per migliorare questo giudizio bisognerà presentare una nuova tesi, argomentata e supportata da evidenze letterarie. Questo si traduce nella possibilità di misurare l’opera avvalendosi di nuovi strumenti o affinare quelli già utilizzati.
La critica letteraria comprende: analisi del testo; saggio breve; recensione. A sua volta, l’analisi del testo si suddivide in Analisi del testo poetico e Analisi del testo narrativo.