Ora basta, qualcuno deve dirlo: lingua scritta e lingua parlata non sono la stessa cosa. Troppo spesso vedo crocefiggere qualcuno perché parla con un accento marcato, pronuncia in modo “errato” una parola o incespica nella formazione di una frase sintatticamente corretta. Facciamo chiarezza.

LINGUA SCRITTA E LINGUA PARLATA

La lingua scritta ha regole piuttosto rigide, mentre invece nella lingua parlata le norme sono più flessibili. Se, ad esempio, scriviamo “ho letto un librosenza la h (o letto un libro), la frase verrà considerata sbagliata tanto in uno scritto formale quanto in una comunicazione informale.

LE PRONUNCE REGIONALI

Sbagliato invece è ritenere che un settentrionale parli in modo scorretto quando dice Firénze con la e chiusa, invece che Firènze con la e aperta (forma corretta). Oppure se, non conoscendo la distinzione tra pèsca e pésca, utilizza per i due concetti la stessa parola, pésca con la e chiusa. La grammatica è molto tollerante nell’accettare le pronunce regionali. Pensiamo ai romani, anche letterati, che dicono tranquillamente nobbile, aggile, con il raddoppiamento fonosintattico tipico della parlata dell’Italia centro meridionale. Oppure i fiorentini, che pronunciano la c di braciere come se fosse una sc, senza che queste pronunce vengano considerate “dialettali”, quindi scorrette.

Infatti quasi tutti gli italiani, perfino i più colti, hanno una pronuncia della lingua parlata che porta le tracce della loro provenienza geografica. Anche solo per macro-aree regionali: settentrionale, centrale, meridionale, sarda.