Terminato il racconto di Panfilo, prende la parola Neifile. La nuova storia si apre a Parigi e ha come protagonisti due commercianti, Giannotto da Civignì e Abraam (quest’ultimo molto ricco). Partiamo con un dettaglio fondamentale: seppure sono accomunati dalla stessa professione, i due soggetti hanno fedi molto diverse in quanto Giannotto è cristiano e Abraam è ebreo.
Sarà proprio la religione ad animare lo sviluppo del racconto, che in realtà è parecchio breve – circa 5 pagine. Giannotto, commosso dall’onestà e totale integrità d’animo dell’amico commerciante Abraam, vuole convincerlo a convertirsi e diventare cristiano ed espiare i propri “peccati” abbracciando la verità santa.
Abramm, dal canto suo, inizialmente non ne vuole sapere. Ma data l’insistenza di Giannotto, vuoi per sfinimento – inizia a tentennare. Alla fine decide senza troppi indugi che a sue spese si sarebbe recato a Roma per osservare il comportamento del papa e dei suoi cardinali e infine decidere. Prima di convertirsi, aveva bisogno di una prova di rettitudine da parte dei più alti esponenti del cristianesimo. Giannotto, terrorizzato dall’idea dell’ebreo e consapevole della totale amoralità del papato, prova a dissuaderlo ma non c’è verso. Abraam dunque parte per Roma.
Giunto a Roma l’ebreo si rende conto che, come Giannotto temeva, la curia cristiana è tutto il contrario di quello che predica.
Un po’ perché se ne accorse di persona, visto che non era nato ieri, un po’ perché debitamente informato, si rese conto che tutti, dal più basso al più alto grado,si avvoltolavano negli stravizi come porci; non solo nella goduria naturale, ma anche in quella bucaiola, senza inibizioni né rimorsi né vergogna, a tal punto che puttane e marchettoni non dovevano sudare né sette né una camicia per ottenere i regali più impensati. Vide con i propri occhi che erano tutti golosi, alcolizzati e presi più dagli istinti del basso ventre, peggio degli animali, che dagli altari maggiori…
Neifile
L’ebreo, sconcertato, non perde tempo e torna subito a Parigi. Dunque festeggia il ritrovato amico Giannotto e gli racconta dello schifo appena visto a Roma. Giannotto, mentre ascolta, pensa di aver perso ogni speranze ma qui arriva il colpo di scena:
Abraam vede il comportamento dei preti come una “tentazione” per far perdere la fede e la speranza ai cristiani, tra cui Giannotto. Nota anche però che la fede di quest’ultimo, anziché vacillare, è sempre più forte. Si convince quindi che lo Spirito Santo del cristianesimo che è dunque dentro Giannotto è potentissimo e sceglie di convertirsi.
Da Abraam diventa Giovanni, viene battezzato e sceglie come padrino Giannotto. Tutto è bene quel che finisce bene, tranne l’immagine della chiesa che non ne esce così bene. Ma in fondo, l’amoralità dei preti predicanti il cristianesimo è da sempre un tema caldo.