Introduciamo Daniele Tredici, in arte @loscrittomante, alla rubrica #comeloscrivo di sergiodetomi.it
Perché questa intervista allo @loscrittomante?
Daniele gestisce una bellissima pagina su Instagram e un’altra pagina su Facebook. Entrambe le pagine hanno lo stesso obiettivo: aggregare contenuti ricchi di consigli utili per gli scrittori. Io stesso sono un grande Fan della sua pagina, è sempre interessante e formativo girare tra i suoi post e vedere, o rivedere, qualche nozione.
Per quanto la scrittura possa sembrare qualcosa di totalmente libero bisogna considerare che ci sono delle regole da seguire per produrre un buon libro. Ricordo una vecchia canzone dei Notorius che finiva dicendo “Nella musica, come in ogni arte¸ si tratta di conciliare la precisione con la fantasia, la legge con la libertà”.
Rubrica #comeloscrivo: benvenuto @loscrittomante!
Ciao Daniele! La rubrica #comeloscrivo ti porge il suo più caloroso benvenuto! Come sai sono un grande fan della tua pagina perché tanto ricca di contenuti e consigli utili per gli scrittori di ogni rango d’esperienza.
Come mai hai deciso di avviare questa raccolta di contenuti?
Ho scritto per molto tempo senza preoccuparmi di quel che stavo facendo e senza avere qualcuno a cui far leggere le mie storie. Ero semplicemente guidato dalla voglia di tirar fuori i mondi che avevo in testa per dargli una forma più concreta, ma la scrittura è comunicazione e prevede la presenza di un interlocutore, qualcuno che ascolti, nonché di una teoria per dar forma a ciò che vogliamo esprimere.
Volendo colmare queste due mancanze è nata l’idea di creare la pagina dello Scrittomante. Un luogo in cui condividere ciò che studio, o semplicemente ciò che trovo interessante e divertente sulla scrittura, e allo stesso tempo cominciare un dialogo con altre persone che condividono il mio stesso interesse, o forse meglio chiamarla ossessione.
Dopo circa due anni dall’avvio di questo progetto devo dire che non ho più la sensazione di star scrivendo a vuoto, e posso finalmente sfogarmi parlando di storie, mondi e narratologia anche grazie al podcast legato alla pagina (condotto insieme Flavia Imperi e Beppe Roncari) in cui si chiacchiera, senza prendersi troppo sul serio, di manuali di scrittura e letteratura.
All’inizio della carriera di uno scrittore, ci sono spesso difficoltà ad affrontare il foglio bianco, tu come affronti questo momento critico?
Ci sono due tipi principali di blocco, quello in cui si vuole scrivere e mancano le idee e quello in cui si hanno le idee, ma non si sa come dargli forma. Nel primo caso una soluzione che mi è tornata utile è quella di abituarsi a raccogliere idee costantemente e da tutte le fonti d’ispirazione che ci capitano a tiro e poi appuntarle in un posto a noi congeniale (un taccuino, una app per le note) magari organizzandole per tipologia.
Ciò permette di creare una sorta di magazzino delle idee da cui attingere nei momenti di aridità creativa. Inoltre, non è raro che i vari spunti raccolti creino connessioni impreviste tra loro dando vita a idee ancora più interessanti.
Nel secondo caso, invece, credo che il blocco derivi dalla paura del giudizio, nostro o altrui. Quindi ci si autocensura ancor prima di iniziare e ci si ritrova a fissare il foglio bianco. Imparare a scrivere la prima stesura senza preoccuparci di come sarà il risultato finale, senza avere l’ambizione che ogni frase debba essere perfetta, può aiutare a superare questa fase. Rimandiamo l’autocritica alla fase di editing e diamo spazio al lato creativo e bambinesco del nostro cervello. Lui saprà cosa fare.
I consigli che condividi sulla tua pagina sono utili anche per uno scrittore con un po’ di esperienza, poniamo il caso che io abbia già cominciato una storia. Al di là del genere, secondo te, quali sono i dettagli che uno scrittore deve sempre tenere a mente?
Il dettaglio da tenere a mente per me è uno solo ed è il Lettore. Tutto il resto deriva dalla consapevolezza che sarà lui il destinatario di ciò che stiamo facendo e sarà lui a dover apprezzare le nostre scelte. Questo lettore ipotetico è la persona che dovremo tentare d’intrattenere.
Ogni riga che scriviamo dovrà ambire a questo risultato. Se teniamo presente che ognuno ha una diversa concezione di cosa è interessante e cosa è noioso, diventa fondamentale avere un’idea di chi sarà questo lettore. Qual è il genere che predilige? Cosa cerca in una storia? Cosa lo annoia?
Rispondendo a queste domande, e agendo di conseguenza, potremo orientarci di fronte ai dubbi che ci si presenteranno durante la stesura, come se avessimo un faro che ci indica la via. Ci tengo a sottolineare che ogni scelta che faremo sarà a beneficio del lettore, ma sarà anche filtrata dalla nostra visione e dal nostro modo di intendere la costruzione di una storia. Il mio approccio non è quello del Fanservice, ma un giusto compromesso tra creatore e fruitore.
Come deve essere il tuo protagonista ideale?
Da lettore sono più attirato dalle trame e dalle idee, piuttosto che dai personaggi, quindi non ho particolari preferenze, a patto che si evitino i cliché.
Quindi no agli eletti che hanno poteri speciali, no ai cavalieri senza macchia e ai protagonisti assassini, ladri, brutti e cattivi perché va di moda. Tutto può essere fatto e rifatto con classe, ma in un mondo di possibilità cerchiamo di spaziare e stupire. Quindi direi che mi va bene un po’ chiunque, purché non sia banale e sia guidato da uno scopo ben preciso da raggiungere.
So che sei appassionato del genere fantasy, quale consiglio hai trovato particolarmente utile per la stesura di un racconto fantasy?
Nel fantasy cerco la meraviglia e l’evasione dalla realtà. Quindi qualsiasi storia riesca a convogliare questo tipo di sensazione in modo potente e coinvolgente, per me, ha raggiunto il suo scopo. Il consiglio diventa quindi quello di non porre freni e limiti all’immaginazione.
Spesso, anche nel genere fantastico, si tende a rimanere nei solchi già tracciati da altri, ma a mio parere vale la pena rischiare, aggiungere togliere e combinare in modo da dar vita a idee, se non originali (tutto è già stato scritto), quantomeno portatrici di freschezza.
Mi hai detto che stai lavorando a un libro, senza fare spoiler, vuoi dirci qualcosa a riguardo?
Volentieri. Posso dirti che sono due i progetti principali a cui sto lavorando, ed entrambi hanno già trovato posto in due CE. Se tutto va secondo i piani uno uscirà questo autunno e l’altro l’autunno prossimo. Sono entrambi fantasy anche se piuttosto diversi tra loro. Essendo le prime opere che pubblico sono parecchio curioso di scoprire cosa seguirà a questi due piccoli traguardi.
Quando uno scrittore comincia la sua carriera deve affrontare continuamente questa affermazione: non si vive di sola scrittura. Cosa ne pensi?
Non ho esperienza diretta della cosa, perché dovrei essere a fine carriera per poterne essere certo, ma da quando mi sono avvicinato al mondo dell’editoria ho raccolto un po’ di esperienze e d’informazioni e l’idea che mi sono fatto è che: sì, non si vive di sola scrittura. Nella maggior parte dei casi lo scrittore non è più un mestiere, ma un hobby. Una passione che va’ affiancata a un lavoro tradizionale. Meglio dimenticare fin da subito le illusioni che ci portano ad ambire a essere i nuovi Stephen King, o le nuove J.K. Rowling. Quelle sono eccezioni alla regola, specie se si scrive in italiano e quindi ci si rivolge ad un pubblico molto più piccolo.
Uno stereotipo sugli scrittori?
Lo stereotipo che più va sgretolandosi negli ultimi anni, ovvero quello dello scrittore isola. Il mezzo eremita chiuso nella sua baita che scrive notte e giorno e il cui unico contatto con il resto del mondo è l’invio del manoscritto all’agente o alla CE. Quella figura, se mai è esistita, oggi è solo una chimera (un’ambizione da dimenticare soprattutto per gli introversi come me).
Oggi lo scrittore dev’essere un animale sociale. Sia perché gran parte della promozione ricade sulle sue spalle (un po’ a tutti i livelli non solo nella piccola editoria), quindi dev’essere in grado di raccogliere attorno a sé il suo pubblico, e sia perché è utile avere una rete fatta di altri scrittori, beta reader e appassionati del genere di cui scriviamo, in modo da potersi aiutare, confrontare e anche supportare vicendevolmente.
Quindi trovo utile sfatare questo stereotipo, mettere da parte la misantropia e cercare di rendere un po’ più accogliente l’ambiente letterario in cui ci muoviamo.
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