II linguista Roman Jakobson distingueva 6 aspetti della comunicazione verbale. Il mittente (o locatore o parlante) invia al destinatario (o interlocutore) un messaggio, il quale si riferisce a un contesto. Per compiere tale operazione sono necessari un codice, comune sia al mittente sia al destinatario, e un contatto.

Quest’ultimo è al tempo stesso un canale fisico e una connessione psicologica fra il mittente e il destinatario che consente loro eli stabilire la comunicazione e di mantenerla. Abbiamo così sei fattori della comunicazione che compongono il seguente schema:

TRE PRINCIPALI FUNZIONI

Certo è importante soprattutto ciò di cui si parla: la funzione referenziale (da referente). Ma nella comunicazione verbale appaiono vari orientamenti tendenti ad evidenziare l’uno o l’altro dei sei fattori dello schema che abbiamo ora visto. Ci si può orientare innanzi tutto sul mittente: questi cerca di manifestare nel messaggio il proprio stato d’animo (per esempio, mostrando allegria, soddisfazione, pienezza di sé, entusiasmo, fastidio, ira, sdegno, volontà di sopraffazione ecc.).

Si evidenzia così la funzione emotiva, la quale si serve di vari mezzi: elevazione e particolare modulazione del tono della voce, allungamento delle vocali toniche, alterazione del cosiddetto ordine normale delle parole, scelta di parole ed espressioni ”forti” ecc.

L’orientamento riguarda invece il destinatario quando il mittente si propone di influire su di esso: si ha allora la funzione conativa (dal lat. CONARI ‘intraprendere, tentare’), la quale si manifesta, tra l’altro, mediante l’uso del vocativo e dell’imperativo.

ALTRE FUNZIONI

Queste sono le tre funzioni fondamentali del linguaggio:  referenziale, emotiva e conativa. Anche altri studiosi ne avevano parlato prima di Jakobson, il quale tuttavia ha affermato che esistono anche altre funzioni. Ci si può orientare verso il canale attraverso il quale passa il messaggio:

«Pronto?», «mi senti?», «prova microfoni, attenzione!».

Ecco alcuni modi che usiamo comunemente per richiamare l’attenzione del nostro ascoltatore sul canale comunicativo: qui abbiamo la funzione fatica del linguaggio (dal lat. IARI ‘pronunziare, parlare’). Il linguaggio, lo abbiamo già visto (vedi “Le funzioni del linguaggio“), può parlare di se stesso:

  • «Conviene parlare chiaramente»
  • «Che cosa intendi dire con quel “chiaramente”?»
  • «Carlo è stato gentile con noi», «”Gentile” non mi sembra l’aggettivo più indicato».

Questi sono esempi di metalinguaggio. Infine ci si può orientare verso il messaggio, ponendo al centro della nostra attenzione l’aspetto fonico delle parole (le rispondenze e gradazioni fra i suoni), il parallelismo tra le frasi e le parti di frasi che compongono un testo, la scelta dei vocaboli e delle costruzioni. Consideriamo allora la funzione poetica del linguaggio, la quale – si badi bene – non riguarda soltanto i testi poetici e letterali, ma anche tutte quelle occasioni in cui chi produce il messaggio da una grande importanza alla forma che esso assume, fino a considerare tale forma come l’obiettivo principale del suo atto comunicativo. Vero è che la funzione poetica appare anche nella lingua di ogni giorno, nel linguaggio infantile e in quello della pubblicità.

6 FATTORI, 6 FUNZIONI

Dunque, secondo Jakobson, ai sei fattori della comunicazione verbale corrispondono sei funzioni:

È quasi superfluo dire che tali funzioni non appaiono quasi mai isolatamente nei concreti atti linguistici del parlante. Accade spesso che un messaggio sia al tempo stesso emotivo e conativo oppure poetico ed emotivo. Altri linguisti hanno formulato diverse proposte circa le funzioni del linguaggio. Partendo dal principio che «la natura del linguaggio è in stretta relazione con le funzioni a cui deve servire», il linguista inglese M.A.K. Halliday individua tre funzioni nel linguaggio dell’adulto:

  1. Ideativa: serve per esprimere il “contenuto”, vale a dire l’esperienza che il parlante ha del mondo reale, compreso il mondo intcriore della propria coscienza;
  2. Interpersonale: serve per definire le relazioni intercorrenti fra il parlante e l’interlocutore, cioè permette l’interazione fra gli uomini; bisogna ricordare che la lingua stessa definisce i ruoli (v. 2.2.8) che gli uomini possono adottare quando comunicano fra loro: affermare, fare domande, dare ordini, esprimere dubbi ecc;
  3. Testuale: serve per formare testi ben costruiti e adatti alla situazione cui si riferiscono (v. 14). Queste tre funzioni considerano aspetti diversi del fenomeno complesso e inesauribile che è il linguaggio umano. In particolare la funzione testuale è una funzione puramente linguistica, la quale permette alle altre due di manifestarsi.