In tempi recenti si è affermata una linguistica del dialogo, diversa per vari aspetti dalla linguistica descrittiva e analitica; per capirci, quella descrittiva considera la comunicazione – in gergo tecnico, la realizzazione linguistica – nel suo aspetto formale, senza prendere atto di una o più situazioni tra gli attanti della conversazione.
La linguistica del dialogo, invece, è in stretto collegamento con la sociolinguistica e la linguistica pragmatica. Per alcuni sto parlando arabo, ne sono consapevole, ed è per questo motivo che ora chiarirò quest’ultimo concetto snocciolando la fenomenologia di un dialogo.
Il discorrere di due o più persone occupa un ruolo centrale nella comunicazione. Tre amici che dialogano si influenzano a vicenda con gesti, sguardi, posizione del corpo e naturalmente l’intonazione della voce. Queste azioni sono tratti paralinguistici e l’insieme di questi gesti nella conversazione è definito interazione. La conversazione, poi, è sempre frutto di una collaborazione tra i partecipanti (per collaborazione mi riferisco a cenni di assenso e conferme verbali). Ovviamente, in fondo agli elementi di una conversazione troviamo i turni, ossia l’atto di cedere la parola volontariamente o meno – nel caso in cui si venga interrotti o ci sia una sovrapposizione dei parlanti.
Tutto questo paragrafo esiste per dirvi che nell’analisi di una comunicazione non basta tener conto degli aspetti linguistici (scelta delle parole, costruzioni sintattiche) ma sono fondamentali quelli paralinguistici, appena citati. Cosa ancor più importante, è fondamentale la situazione in cui si svolge il dialogo: se gli amici in questione sono soli o in presenza di altre persone, l’argomento di cui parlano o il rapporto che intercorre tra loro. Questi sono solo alcuni esempi di una lunga lista di “situazioni“.
L’analisi di questi aspetti fornisce un quadro sulla linguistica del dialogo, che si differenzia da quella descrittiva proprio perché non si limita all’impalcatura di un discorso ma guarda “oltre“.
CHIOSA FINALE: LINGUA PARLATA E SCRITTA
L’uso primario di una lingua avviene nel parlato, che manifesta una superiorità riconosciuta sullo scritto. Il motivo si può riassumere in quattro punti cardine:
- Nel corso della storia, la lingua parlata precede quella scritta, basti pensare ai primitivi
- I bambini imparano prima a parlare, poi a scrivere
- Gli uomini, ancora oggi, comunicano tra loro parlando, la scrittura è un supporto alla distanza
- La lingua parlata, a differenza di quella scritta, possiede un numero esorbitante di mezzi paralinguistici, come abbiamo già visto nel corso di questo articolo.