In questo articolo analizziamo una delle figure più emblematiche del Rinascimento italiano: Lorenzo de’ Medici, detto “Il Magnifico“. Il Signore di Firenze regnò dal 1469 fino alla sua morte, causata della gotta, nel 1492, all’età di 43 anni. Cosa succedeva in Italia durante questo periodo? Siamo da poco entrati nel Rinascimento, un periodo storico che segue il Medioevo, caratterizzato da uno spostamento del focus culturale da Dio all’uomo. Il Rinascimento infatti si sviluppa dai principi dell’Umanesimo. Vengono riscoperti i concetti dell’antica classicità in un’ottica di rinascita dopo un periodo medioevale oscuro di profonda repressione.
Il Rinascimento italiano
In Italia, la Repubblica di Firenze rappresenta il massimo centro di sviluppo artistico e culturale di questo periodo. ll termine Rinascimento, infatti, viene coniato dai benestanti fiorentini alla corte della famiglia de’ Medici. L’essere umano viene rivalutato e dotato di un forte potere creativo e intellettivo.
Un tema centrale di questo periodo riguarda il senso della morte. Se nel Medioevo la morte veniva risolta religiosamente, svalutando quindi la vita terrena, ora essa viene intesa come la fine del piacere. Per questo motivo, è caratteristico dei Signori quattrocenteschi ricercare la gloria per assicurarsi la sopravvivenza oltre la morte. Tale gloria, tuttavia, non è da intendere nel compimento di grandi imprese di guerra. Lorenzo de’ Medici, encomiato da Macchiavelli nella sua celebre opera “Il Principe”, diventa il simbolo del reale che fissa la sua grandezza nel marmo, negli affreschi, negli scritti. Il ricco mecenate si assicura la sopravvivenza grazie ai ritratti realizzati da grandi artisti che rimarranno nella storia. Così come il Magnifico, ogni uomo e ogni artista rinascimentale cercherà di fare della propria vita o della propria arte un capolavoro.
Lorenzo de’ Medici: l’ago della bilancia
A livello politico, Lorenzo fu un eccellente diplomatico, tanto che fu definito “l’ago della bilancia” dell’equilibrio italiano: senza di lui, la penisola sarebbe di nuovo sprofondata in una guerra fratricida come quelle precedenti alla Pace di Lodi del 1454 (ottenuta appunto grazie al Signore fiorentino), favorendo così le mire espansionistiche francesi. Inoltre, il regno del Magnifico visse una guerra con lo Stato Pontificio che il sovrano risolse grazie alla forza e alle sue doti oratorie, guadagnandosi fama internazionale. Dopo la sua morte, si sprofonderà nelle guerre italiane.
Il Trionfo di Bacco e Arianna
Grazie al confronto con i numerosi e illustri artisti e uomini di cultura di cui si circondò, Lorenzo de’ Medici entrò, con le sue opere, nel panorama letterario italiano del suo tempo. La più celebre e immortale delle sue composizioni è Il trionfo di Bacco e Arianna, scritto in occasione del Carnevale del 1490. La canzone fa parte dei Canti Carnascialeschi, eseguiti in forma corale e accompagnati da musica, cantati durante le sfilate dei carri allegorici per le strade della città.
Il Trionfo di Bacco e Arianna è composta da 60 versi ottonari riuniti in 7 strofe ottave. La strofa di apertura, invece, è composta 4 imperituri versi rimasti nella storia e per sempre attuali:
Quant’è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
Poesia di argomento mitologico e amoroso, il componimento fonde la tradizione classica con quella volgare della ballata. Sono evidenti infatti i richiami a esseri mitologici come Bacco, Dio del vino e dell’ebrezza, Arianna, sua moglie, Sileno, Re Mida, ninfe e satiri.
L’opera è un invito al Carpe Diem oraziano, un’esortazione a godersi il presente in considerazione della caducità della vita. All’apparenza si esalta la bellezza e l’amore, ma, dietro l’allegria dei versi canzonati, si cela il senso di inquietudine e profonda malinconia per la fugacità della giovinezza e della vita stessa.