In molti – e in più direzioni – hanno tentato di dare un fondamento certo allo studio del significato. Alcuni studiosi si sono serviti di concetti filosofici per definire il significato. Nel cosiddetto ”triangolo di Ogden e Richards” (dal nome dei due studiosi che lo hanno ideato).

La linea tratteggiata in basso vuoi dire che il rapporto fra il significante (la parola tavolo, per esempio) e il referente, cioè l’elemento non linguistico (l’oggetto ”tavolo”), non è diretto ma è mediato dal significato (la nozione di tavolo). Il significato è l’immagine che a noi perviene del referente (sia esso reale o immaginario) attraverso la cultura e l’ideologia del nostro tempo.

IL REFERENTE

Un referente può restare inalterato nella realtà, ma il significato del suo nome può cambiare per noi in seguito alle nuove scoperte della scienza. Per esempio, la nostra elettricità non è più quella di Volta e di Franklin; l’atomo è sempre lo stesso dai tempi di Pitagora ai nostri giorni, ma noi sappiamo che non è il più piccolo elemento della materia e che non è indivisibile, contrariamente a quanto risulterebbe dall’etimologia (dal greco àtomos ‘indivisibile’). E, infine, dopo la rivoluzione copernicana, continuiamo a dire che il sole sorge e tramonta.