Dopo aver affrontato linguistica del dialogo e descrittiva, oggi approfondiremo la parte relativa alla linguistica pragmatica. Quest’ultima, affermatasi (soprattutto negli ultimi anni) in Germania e nei Paesi anglosassoni, ritiene che il parlare sia un’azione (greco pragma) e che gli uomini, quando parlano, compiano degli atti linguistici. Bisogna descrivere e interpretare tali atti linguistici, mostrando al tempo stesso le intenzioni e il contesto che li accompagnano.
Come la sociolinguistica, la linguistica pragmatica nasce per una sorta di reazione allo strutturalismo e al trasformazionalismo. Infatti sia Saussure sia Chomsky hanno rivolto l’attenzione agli aspetti sistematici della lingua, ponendo in secondo piano la vita concreta della lingua, il fatto che gli uomini, quando comunicano fra loro, si confrontano e interagiscono in situazioni e in contesti ben determinati. Tra i suoi obiettivi principali la linguistica pragmatica si propone lo studio del dialogo.
Di questo si devono innanzi tutto distinguere vari tipi: comunicazione, domanda, risposta, preghiera, saluto, ingiunzione, convincimento, esortazione, allusione, offesa, minaccia ecc. Bisogna poi distinguere tra ciò che è detto effettivamente nel discorso e ciò che è sottinteso: vale a dire tra l’esplicito e l’implicito.
Il fine nascosto di un discorso è un fattore molto importante che orienta e determina il discorso stesso. Sono importanti gli atti linguistici indiretti: per esempio, le chiacchiere sul tempo (bello o brutto che sia) servono non per comunicare ma per stabilire un contatto con un interlocutore che ancora non si conosce bene, servono per saggiare le sue intenzioni.
L’OPERA DI J.L. AUSTIN
Il filosofo inglese J.L. Austin (1911-1960) nel saggio How to do things with words, pubblicato postumo nel 1962, affermò che, oltre alle frasi affermative e descrittive, esistono anche frasi-azioni, vale a dire delle frasi che, quando sono pronunciate, costituiscono di per se stesse delle azioni. Tale teoria è stata sviluppata dallo statunitense J.R. Searle nel
saggio Atti linguistici, apparso nel 1969. Se io dico:
- «battezzo questa nave con il nome di “Invincibile”
- «giuro di dire la verità»
- «ti prometto di venire alle sette»
- «benvenuti a casa mia»
Pronunciando queste frasi io compio di fatto delle azioni che si chiamano rispettivamente:
- battesimo
- giuramento
- promessa
- saluto
Allora si può distinguere fra:
ATTO LOCUTORIO: consiste soltanto nel dire qualcosa, per esempio: Mario mangia la mela; questa camera è ampia e assolata. ATTO ILLOCUTORIO: fare un’azione dicendo qualcosa (v. gli esempi del battesimo, della promessa e del saluto). ATTO PERLOCUTORIO: che è tale da provocare un effetto sull’ascoltatore; per esempio, le frasi che servono a convincere, a minacciare, a incoraggiare ecc…
La linguistica pragmatica, che ha molti temi ed obiettivi in comune con la sociolinguistica, cerca di studiare in un quadro unitario vari problemi che sono stati esaminati da singole discipline quali la linguistica, la filosofia, la psicologia e la sociologia.