L’aggettivo è quella parte del discorso, variabile nel genere e nel numero, che serve a modificare il significato del nome a cui si riferisce aggiungendo una qualità o una determinazione.
Le funzioni fondamentali dell’aggettivo sono due:
- Funzione attributiva: quando il collegamento tra l’aggettivo e il nome avviene in modo diretto; l’automobile veloce (aggettivo attributivo);
- Funzione predicativa: quando il collegamento tra l’aggettivo e il nome non avviene in modo diretto, ma per mezzo di un verbo; l’automobile è veloce (aggettivo predicativo).
FUNZIONE PREDICATIVA E AVVERBIALE
Inoltre è importante distinguere, quando l’aggettivo segue un verbo, tra funzione predicativa e funzione avverbiale. Si consideri la differenza tra “l’automobile è veloce” e “l’automobile corre veloce“. Nel primo caso, come già visto, il verbo serve da tramite per collegare l’aggettivo al nome e predicarne una caratteristica. Nel secondo caso l’aggettivo ha funzione avverbiale e modifica il significato del verbo. La funzione predicativa si attua, oltre che con il verbo essere, con altre categorie di verbi (appellativi, estimativi, effettivi) e può riguardare il soggetto: “tuo figlio è diventato grande“, “Paolo sembra triste“, o il complemento oggetto: “reputo Paolo inadatto a questo lavoro”, “la sua proposta ha lasciato i colleghi perplessi“.
Ciò che caratterizza l’aggettivo è per l’appunto la funzione di qualificazione o di determinazione del nome, rispetto al quale si trova in condizione di dipendenza grammaticale. Così, per esempio, nelle frasi “Francesco possiede una casa spaziosa”, “Maria indossa un abito nuovo”, le parole “spaziosa” e “nuovo” dipendono rispettivamente da “casa” e “abito“. Possiamo dire infatti: “Franco possiede una casa”, “Maria indossa un abito“; non possiamo però dire: “Franco possiede una spaziosa”, “Maria indossa un nuovo“.
ELIMINAZIONE E NOMINALIZZAZIONE DELL’AGGETTIVO
Un caso interessante, nel quale assume un grande rilievo la dipendenza dell’aggettivo dal nome, ci viene offerto da una frase come “rivoglio indietro il mio denaro“. Si hanno due diverse possibilità di riformulare questa frase:
- Attraverso l’eliminazione dell’aggettivo, che non ha conseguenze sul significato: “rivoglio indietro il denaro“;
- Attraverso la nominalizzazione dell’aggettivo, anch’essa priva di ripercussioni sul significato: “rivoglio indietro il mio”.
Assistiamo così, in questo secondo caso, a uno scambio di funzione: l’aggettivo mio, non avendo più il nome di denaro al quale riferirsi e dal quale dipendere, acquista una sua propria autonomia; ma nel momento stesso in cui diviene autonomo smette di essere un aggettivo e passa nella categoria dei nomi, col significato di “ciò che è mio, quel che mi spetta” (si pensi anche alle frasi vive con i suoi genitori / vive con i genitori / vive con i suoi).
CATEGORIE DELL’AGGETTIVO
Gli aggettivi vengono tradizionalmente distinti in qualificativi e determinativi (detti anche indicativi).
Gli aggettivi qualificativi si uniscono ai nomi per esprimere particolari qualità della cosa, della persona o del concetto che essi designano
Bello, brutto, buono, cattivo, caldo, povero, nuovo, bianco ecc…
Gli aggetti determinativi aggiungono al sostantivo una determinazione che serve a meglio individuarlo e specificarlo, precisandone il possesso, la posizione, la quantità, il numero ecc.
Mio, tuo, questo, quello, molto, nessuno, uno, due, primo, secondo, ecc.
In realtà una distinzione così rigida tra il significato qualificativo e quello determinativo non è sempre possibile: in frasi come “vada all’ultimo sportello“, “si fa aiutare dal figlio grande“; le parole ultimo e grande valgono non solo a qualificare lo sportello e il figlio, ma anche e soprattutto a determinarli rispetto agli altri sportelli e agli altri figli.
AGGETTIVI DI RELAZIONE O RELAZIONALI
Un tipo particolare di aggettivi qualificativi sono quelli di relazione o relazionali, che derivano da nomi (annuale da anno, finanziario da finanza, artistico da artista e così via). Essi indicano l’esistenza di una relazione tra il nome cui l’aggettivo si riferisce e il nome da cui l’aggettivo è derivato. Tale relazione può essere di vario genere, tanto che in alcuni casi si hanno delle ambiguità di significato: per esempio, capiremo solo dal contesto se la “campagna presidenziale” è la “campagna (elettorale) del presidente” o la “campagna (elettorale) per il presidente“.
La trasformazione che dà luogo a un aggettivo relazionale può essere così schematizzata: Primo nome + preposizione + secondo nome diventa primo nome + aggettivo di relazione:
- Provvedimento del ministro = provvedimento ministeriale;
- Luce del sole = luce solare.
Numerosi aggettivi relazionali presentano caratteristiche particolari:
- Si dice carne bovina e non bovina carne; non possono dunque essere anteposti al nome;
- Non possiedono il comparativo e il superlativo: da bilancio annuale non si può avere bilancio più annuale o bilancio annualissimo;
- Non possono essere usati in funzione predicativa: si può dire l’anno finanziario, ma non l’anno è finanziario; lo spazio sidereo, ma non lo spazio è sidereo.